Recensione su La rabbia giovane

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7,5 / 4 Novembre 2013 in La rabbia giovane

Paradossale. Una narrazione che non mi sarei mai aspettato avendo visto l’opera di Malick a ritroso, come se l’appellativo “giovane” potesse simboleggiare un precoce modo di sceneggiare e girare. Meno autoriale dei film più recenti, “La rabbia giovane” si pone alla stregua del grottesco. Per poco meno dell’intera durata del film la narrazione in voce fuori campo è in mano alla co-protagonista, di indole ingenua e di giovanissima età. La crudeltà delle azioni intraprese è totalmente oscurata da un noncurante modo di proporle, come a raccontare una storia lontana, di non molto interesse. Quasi come se la gioventù giustificasse l’omicidio, il protagonista fa incetta di cadaveri, ma l’errore è esperienza, soprattutto quando si è giovani, e allora cosa può essere mai un delitto. Disarmante narrazione in toni pacati, sottende una profonda analisi volta all’eccesso (o forse no?) dei migliori anni della nostra vita, disarticolando il meccanismo filmico. Nell’ultima parte la voce fuori campo passa il testimone al protagonista, educato e in cerca di fama, attento alla creazione del suo personaggio, ma ingenuamente, quasi dovesse venire naturale. Grandi colpi di genio in questo film meno intimo e più hollywoodiano per Malick, che ha dalla sua una già consapevole regia, un talento per l’intuizione spaziale e una solidissima sceneggiatura.
Colonna e montaggio sonoro che sono una lezione di interazione tra video e audio, da studiare.

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