Tra Quarto Potere e Apocalypse Now / 17 Gennaio 2022 in Azor

Anni Ottanta. Yvan de Wiel, banchiere svizzero interpretato da Fabrizio Rongione, si reca in Argentina per rinegoziare gli accordi coi suoi clienti, rimasti senza il loro storico referente a seguito dell’improvvisa fuga(?) di Keys, socio dello stesso de Wiel.

Come fa Quarto Potere, il film vuole raccontarci un personaggio attraverso un mosaico di punti di vista diversi; a differenza di Quarto Potere, però, il tutto è necessario non a scoprire le ragioni dietro le azioni del personaggio evocato da tutti, ma a capire come quelle storie influiscano su qualcun altro; nel caso specifico, come quelle storie influiscano sul protagonista interpretato da Fabrizio Rongione, sulla sua autostima. Così, la continua evocazione di Keys, di questo “fantasma”, a ogni nuovo racconto crea una figura sempre più ingombrante, a tal punto da rendere il protagonista via via più insicuro sulla propria capacità di sostituirlo. Insicurezze acuite dalle dinamiche instaurate con la moglie.
Il problema, però, che rende il film a mio avviso non completamente riuscito, nonostante uno spunto interessante, è che tutte queste cose non sono MAI mostrate per immagini. Mi si obietterà – forse a ragione – che il punto del film sia proprio quello di evocare un personaggio, senza farlo vedere mai (eccetto che nei pochissimi secondi iniziali, forse), appunto per rendere, controintuitivamente, la sua assenza una presenza ancora più forte, come fatto tante volte al cinema (il migliore esempio è il personaggio di Brando in Apocalypse Now). Nei fatti, però, il film non riesce a essere altro che l’unione di vari incontri fatti dal protagonista a cui corrispondono altrettanti racconti e punti di vista su Keys, in un gioco che si fa raramente interessante e suggestivo.
Insomma – nonostante un buono spunto, e la capacità di riuscire a creare ogni tanto e dal nulla una gran tensione con pochissimi elementi (quelle rare volte in cui si ricorda di fare veramente cinema) – in ultima analisi, si può definire il film abbastanza noioso. Ma la noia, si sa, è soggettiva.

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