J’ai tué ma mère / 10 Marzo 2015 in Aux Yeux Des Vivants

Sorprende questo film di Baustillo & Maury. In negativo ma sorprende. I due sono figli di quella nouvelle vague dell’horror francese che nella prima decade del duemila ha sfornato ottimi film come Haute tension, Frontiers, Ils eccetera per poi culminare nei due capolavori Martyrs di Laugier e À l’intérieur appunto della coppia di ex critici d’oltralpe. Il fatto che praticamente tutti questi autori abbiano esaurito la propria vena sovversiva incappando negli ultimi anni in un film più brutto dell’altro trova una propria summa in quest’ultimo lavoro.
Al loro terzo lungometraggio tornano i temi cari ai due registi: i legami di sangue che generano mostri, i mostri che generano sangue e… tanto sangue insomma. Qui per esempio il regalo sta in uno dei prologhi più disturbanti degli ultimi tempi, con una Béatrice Dalle incinta che prende a mazzate e coltellate tutta la sua allegra famigliola disadattata. Si potrebbe tranquillamente essere soddisfatti di questi primi dieci minuti e passare la seguente ora e venti a contare le piastrelle di casa dal momento che il mostro (Klarence) generato dal sonno della ragione (la guerra in questo caso) perseguita tre amichetti combina guai, ma sembra non capire bene nemmeno lui cosa voglia fare. un po’ come i due autori del film che, tra una sceneggiatura priva di un andamento costante, di una tensione in crescendo e un montaggio che sembra non tagliare mai al momento giusto, perdono un sacco di tempo a decidere se stiano girando Stand by me o Halloween. “La vita è un film. e tu sei la star” dice uno dei protagonisti ad un certo punto, e per fortuna dopo poco gli viene strappato il braccio (che era già rotto tra l’altro) ma si avrebbe preferito la lingua. Nota di merito va alla presenza di Mila (Chloé Coulloud, già vista in Livide) la babysitter stragnocca del ragazzino nerd che purtroppo dura poco ma almeno, come a norma di regola di ogni slasher, prima ci fa vedere le tette. Forse c’è un sottotesto metacinematografico (la tana del mostro è un villaggio/set cinematografico abbandonato – una tv viene sparata – si cita Carpenter a ripetizione); forse c’è una critica sociale ( i mostri sono creati da genitori mostruosi che sono creati da società mostruose: “ricostruiremo la nostra famiglia. e alla fine spariremo alla vista dei vivi” dice lo psicopatico di turno); forse chi se ne frega. Infatti tutte queste provocazioni rimangono fini a se stesse in un film che vuole sfidare il mostrabile con litri di sangue e mazzate e donne che si prendono a coltellate il pancione e pezzi di faccia che cadono perché qui la cosa interessante è notare la totale mancanza di un vero spirito sovversivo estetico dal momento che i livelli di sadismo raggiungono apici che nemmeno tutti i The saw messi insieme; peccato però che quando le vittime sono gli amati bambinelli tutto rimane fuori campo, non mostrabile, politicamente corretto. Proprio l’opposto di ciò che aveva portato alla ribalta quella ondata anomala di enfants terribles esattamente un decennio fa.

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