Recensione su Arrival

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Noia eterna e spiegata male / 9 Febbraio 2017 in Arrival

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non do 1 solo perché la Adams è strepitosa e gli alienozzi son simpatici vah. Ma lo sviluppo del film è di una lentezza tragica e la spiegazione finale è confusa e poco chiara.
Inoltre ,nella sua confusione delirante, sul finale scopiazza allegramente da Interstellar.
Alcuni momenti sono talmente lenti che mi sono addormentato, prima volta in vita mia che mi succede al cinema.
Assolutamente non capisco tutti questi votoni.
Classico film che alcuni definiranno “introspettivo” e “innovativo”…Altri , “una lagna insensata impacchettata bene”. Inutile dirvi in quale categoria mi colloco.

13 commenti

  1. Alicia / 10 Febbraio 2017

    quali sarebbero le analogie con il finale di Interstellar?

  2. Insomnium / 12 Febbraio 2017

    Il loop temporale con il generale – colonnello cinese crea lo stesso paradosso temporale tra Murphy e suo padre

  3. Francesco Donesana / 12 Febbraio 2017

    Pienamente d’accordo.

  4. Alicia / 12 Febbraio 2017

    Pargonarlo a Interstellar solo per via del loop temporale, che secondo me è usato in maniera totalmente differente nei due film, è un po’ come dire che terminator è uguale a ritorno al futuro solo perché ci sono i viaggi nel tempo.

  5. Insomnium / 12 Febbraio 2017

    Beh io non sono d’accordo e anzi mi pare un bello scopiazzamento. Sia come incastro nella trama , che con spiegazione definitiva , che come collocazione temporale nel corso del film.

  6. inchiostro nero / 12 Febbraio 2017

    Credo che @alicia abbia centrato il punto. L’universalità di un tema, come quello fantascientifico, che può trovare numerosi riscontri, sia in altre pellicole, sia in altri contesti ( libri, serie tv, esposti, dissertazioni, et cetera ) non può essere trattato con l’obiettivo di essere originale. Sarebbe alquanto pretenzioso. L’analogia con Interstellar è pressoché inesistente, perché le ”ragioni” dei due film sono differenti. Arrival punta al linguaggio, e grazie a questa sua ”sintassi”, riesce ad emergere da questo genere di rappresentazioni. Quelle che intendi come similitudini, sono solo semplici espedienti, che non detengono una sorta di brevetto esclusivo.

  7. Stefania / 15 Febbraio 2017

    Sono d’accordo con @alicia e @inchiostro-nero: lo sci-fi di Villeneuve usa gli strumenti della fantascienza tradizionale, come i paradossi temporali citati, per parlare di qualcosa, in questo caso il linguaggio, affrontando varie riflessioni ad esso connesse, in forma di parabola.
    Non è un film “introspettivo” (ma cosa intendi con questo aggettivo, precisamente?), in realtà non è neppure “innovativo”: semplicemente, come capita di fare allo stesso Nolan, dato che è stato citato, Villeneuve usa un genere specifico per affrontare temi che, solo apparentemente, esulano da un preciso “contesto” cinematografico.
    Poi, il risultato può piacere o meno, per carità 🙂

  8. Insomnium / 16 Febbraio 2017

    Ah devi chiederlo a inchiostro nero , con cui sei d’accordo, cosa intende x introspettivo. Lo ha scritto lui , mica io. X me resta un film con potenziali ottimi spunti , mal gestiti perché poi copia e di una lentezza insopportabile. Come dici tu , il risultato può piacere o no 😉

    • Stefania / 16 Febbraio 2017

      @inflames: veramente, sei tu ad aver usato quell’aggettivo, nell’ultimo capoverso della tua recensione. Ti cito: “Classico film che alcuni definiranno “introspettivo” e “innovativo” (…)” 🙂

  9. Insomnium / 16 Febbraio 2017

    “ALCUNI” . Non io. Questo è semplice italiano eh

    • Stefania / 16 Febbraio 2017

      @inflames: fammi capire: fai un processo alle intenzioni di non si sa bene chi (e suggerisci pure che non capisco la mia lingua madre e la relativa sintassi? Grazie tante 😀 )?
      (ora ci attorcigliamo, aspetta: è un attimo non capirsi) Nella tua recensione, si legge: “Classico film che alcuni definiranno “introspettivo” (…)”, ma chi l’ha fatto o lo fa qui, in questa specifica sede, nell’ambito di questa recensione, se non tu? Boh?
      Per semplice amore del “purparlé”, ti ho solo chiesto cosa intendi con “introspettivo”: se hai voglia di spiegarlo e di spiegarti, bene, son qui per chiacchierare amabilmente, altrimenti ciao, ci si becca al prossimo giro.

  10. inchiostro nero / 16 Febbraio 2017

    @inflames Nella mia recensione ho usato questo termine, ma non pensavo che con ”alcuni’ ti riferissi proprio al sottoscritto.
    Le ragioni che mi hanno portato a definirla introspettiva sono semplici, perché fondate esclusivamente sulle mie impressioni. @stefania è un’intenditrice, e di cinema ne capisce sicuramente più di me, ma ho trovato Arrival alquanto introverso e riflessivo. L’aspetto fantascientifico, e lo stesso linguaggio, che come una livrea veste e identifica la pellicola, è anch’esso un ripiego. Mi spiego meglio. Villeneuve ci pone davanti a un dilemma: perché gli alieni sono venuti qui? Nella sua rappresentazione questo quesito assume i termini di una ricerca, volta alla scoperta della propria coscienza. Una coscienza che non smette mai di indagare, e che trova nella ragione quasi un limite, un freno che ne inibisca la volontà. La ragione è incarnata dalla scienza, dal pragmatismo, che non ci permette di andare oltre le regole del tempo. Un tempo che molto probabilmente è figlio dello stesso uomo, che l’ha creato per dare un senso alla propria esistenza. Perché sono giunti? Perché noi esseri umani ci arroghiamo il diritto di essere le uniche creature dell’universo?. Tutto questo si riflette nella nostra capacità di non accettare le differenze, perché ritenute pericolose, e come si sa la sopravvivenza è il più istintivo e basilare dei bisogni.
    La protagonista, come giustamente ha scritto Stefania, è anch’essa aliena, in quanto unica donna in un contesto tipicamente maschile, e la sua è una voce fuori dal coro. Un timbro che al linguaggio dona la parola.
    La caratterista, difatti, è il vero elemento che ne coniuga gli aspetti, e di conseguenza la sua sete di conoscenza la porta a sfidare le arcaiche concezioni del tempo, e a valicare uno spazio immenso, aperto ad ogni interazione.
    Non condivido le tue motivazioni, soprattutto quelle che ti portano a considerare il film una sorta di riproduzione di Interstellar, ma le rispetto. Invero, entrambe le pellicole non sono che differenti pezzi di un puzzle fantascientifico.

    • Stefania / 17 Febbraio 2017

      @inchiostro-nero: ovviamente, pur avendo letto la tua recensione, non ricordavo affatto che avessi definito “introspettivo” il film di Villeneuve: è per questo che non comprendevo cosa intendesse @inflames, dato che si parlava della sua recensione e non della tua. Ti ringrazio per aver spiegato cosa intendevi dire: la disamina su questa pellicola si compone di tasselli sempre più interessanti 🙂

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