Recensione su Argo

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Il cinema ci salverà / 17 Maggio 2013 in Argo

“Odio le americanate, odio le cose fantastiche e tutte quelle cose lì, sono solo piene di effetti speciali e null’altro, per me i film devono parlare della vita vera, del mondo reale!”
Affermazioni che lasciano il tempo che trovano, ma che purtroppo capita di sentire. Nel caso doveste imbattervi in qualche convinto propugnatore di queste idee, allora consigliategli di vedere Argo, e per tre buoni motivi.

Il primo è che Argo è tratto proprio da una storia vera. Tony Mendez, un agente della CIA, si vede affidata una missione impossibile: esfiltrare sei diplomatici americani rimasti bloccati in Iran durante la Rivoluzione islamica. Il piano, audace quanto azzardato, è spacciare i sei diplomatici per membri di una troupe canadese impegnati nella realizzazione di un film di fantascienza (Argo, appunto).

Il secondo motivo è che Argo è un film scritto bene, diretto meglio e interpretato alla perfezione (spicca il solito Bryan Cranston). Ben Affleck (regista e protagonista) è impeccabile nel dirigere la macchina da presa e condurre lo spettatore verso un finale da cardiopalma, dove la suspense è gestita in maniera eccezionale.

Ma il motivo più importante, secondo chi scrive, è il terzo. Perché Argo non è solo un grande film thriller, ma anche un grande omaggio alla fantascienza e alla potenza dell’immaginario hollywoodiano.

Perché, anche se la scritta sulle colline è in pezzi, il fascino di Hollywood, nel mondo, non è nemmeno lontanamente sbiadito. È l’immaginario, il mito rinato (grazie a Star Wars, in questo caso) ad aprire le porte dell’Iran rivoluzionario a Tony Mendez. In un paese che è esploso per contrastare un’occidentalizzazione forzata, anche due guardiani della rivoluzione non possono che rimanere rapiti dalla magia emanata dagli storyboard, dai riflessi dorati di un jet set che anche un Variety in bianco e nero è capace di evocare.

Argo è un vero film su un finto film, che mostra come anche il mondo della finzione più immaginifica spesso sconfini nel reale, in un limbo dove il vero e il falso si amalgamano e non si capisce bene se è il reale a penetrare lo schermo o la finzione a invadere il reale.

Quale che sia la risposta, una cosa è certa. Senza le “americanate” salvare i sei diplomatici non sarebbe stato possibile. E, allora, provateci ancora a dire che “quelle cose fantastiche piene di effetti speciali” non hanno nessuna attinenza col reale!

3 commenti

  1. Joel / 25 Giugno 2013

    Scusami amico ma non riesco a non dirti che questa recensione non ha ne capo ne coda.. cosa c’entra questo dibattito sugli effetti speciali? Cosa c’entra Argo con gli effetti speciali? Cosa c’entra l’omaggio alla fantascienza in un film come questo, detto poi che il dettaglio sul finto film non è una licenza poetica ma un fatto realmente accaduto? Il tema del film è tutt’altro: si parla di politica, di spionaggio e di interessi.. e infine.. sei sicuro che le americanate di cui parli siano gli effetti speciali? per me quando si dice “americanata” ci si riferisce a tutt’altro.
    Scusa ancora l’intrusione, ciao!

  2. mcpumpkin / 26 Giugno 2013

    Ciao Joel, grazie per l’intervento.
    Ho come l’impressione però che tu abbia letto la mia recensione un po’ troppo di fretta, o quantomeno in maniera parziale. Argo, come dici tu, è un film di spionaggio, politicamente schierato. Questo è evidente, sono caratteristiche innegabili.
    La mia opinione, però, è che il film suggerisca anche un’altra chiave di lettura, che tento di spiegare nelle righe sopra. Sono considerazioni nate in particolare da due scene, quella dove il finto regista mostra alle guardie della rivoluzione gli storyboard, raccontando una storia che li avvince subito, e quella dei titoli di coda, che mostra le action figures di Star Wars. Insomma, l’omaggio, anzi, la centralità dell’immaginario fantascientifico e della sua ricezione nel mondo mi sembra un elemento fondamentale.
    La vittoria agli Oscar, secondo me, conferma questa ipotesi, con l’industria hollywoodiana che ha celebrato e premiato se stessa (e anche i suoi legami politici, certo).
    Un’ultima considerazione sulle “americanate”: come puoi notare, ho adoperato il termine tra virgolette. Questo per sottolineare come sia spesso un’etichetta data in maniera erronea da spettatori poco attenti.

  3. Joel / 26 Giugno 2013

    Ok, ora comprendo meglio, anche se per me Argo rimane un’ingiustificata lode a se stessi (gli americani) che in quell’occasione fecero vedere quanto sono soggetti a logiche di potere, capitalistiche, succubi del denaro e terribilmente deviati. Dal film traspare, scorrettamente, tutt’altro.

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