Recensione su Argo

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12 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Bisogna rassegnarsi, a tanti sì ma a me non è mai stato sul ***** Ben Affleck, e comunque rassegnarsi, fa dei bei film. Chapeau. É una storia assurda e vera, nel ’79, dopo la rivoluzione in Iran, c’erano sei impiegati che erano riusciti a non farsi catturare nell’ambasciata americana a Teheran, e si erano nascosti a casa dell’ambasciatore canadese. Occorreva andarli a riprendere, in un paese chiuso a doppia mandata. Il protagonista, Tony qualcosa, interpretato dallo stesso Affleck in versione barbogio, si inventa una produzione fantascientifica di Hollywood che vuole andare a girare degli esterni nel deserto iraniano. Aiutato da un paio di produttori (tra cui John Ciccio Goodman) compra un copione, Argo appunto, si fa fare lo storyboard per la sceneggiatura, convince la stampa americana che stanno davvero per girare il film, di modo che ci siano articoli che ne parlano. E poi parte, va a Teheran e riesce a ciuccellare clamorosamente i barba iraniani, portandogli via i sei come componenti della troupe del film. Il film storico trascente in metacinema, nella parte centrale tutta sulla predisposizione del trappolone, per ritingersi di emozioni forti nel finale, un po’ inverosimile quanto è verosimile che i fatti siano stati un pelo aggiustati per renderli più cinematografici. Siamo così ganzi a scappargli da sotto il naso, sì, ma non si tralascia in principio una contestualizzazione, con le colpe anche americane chiaramente sottolineate nel precipitare della crisi iraniana, ed è facile vedere come questo genere di comportamenti non siano ancora estranei alla politica estera made in USA. Il film invece fila che è un piacere.

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