Recensione su Anomalisa

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Il risveglio dal sogno / 19 Settembre 2016 in Anomalisa

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Film kaufmaniano fin nel midollo, impregnato com’è di riflessioni sull’alienazione umana legata al logorio della vita moderna, in cui le relazioni interpersonali, pur ambendo ad un profondo ed idealizzato romanticismo, si risolvono in pura meccanica, nella mera soddisfazione di bisogni fisiologici, come mangiare, fare sesso, dormire (e, forse, sognare).

Così, come dimostra l’efficientissimo servizio in camera dell’hotel Fregoli (pseudonimo usato tempo fa dallo stesso Kaufman), qualsiasi necessità corporale può essere assolta da un personale attento e preciso quanto, volendo, invisibile (in questo senso, non è un caso che il protagonista si occupi del miglioramento dei servizi di assistenza telefonica delle aziende, i cui operatori sono, come dire, impalpabili) e al sesso si può supplire in maniere diverse (come dimostra la bella e antica bambola giapponese).

Il film veicola un messaggio cinico quanto plausibile: alcuno di noi è così speciale quanto terzi vorrebbero fargli credere, soprattutto quando l’esaltazione delle sue inconosciute virtù concorre ad un avvicinamento tra le parti. Al contrario, ciascuno è incommensurabilmente speciale, a prescindere da terzi. Purtroppo, per molti (se non per tutti, in fondo), una controparte utile ad afferrare il “volume” occupato nel mondo e a concepire come attraenti le proprie doti e/o capacità è necessaria.

Illudendosi di aver trovato una nuova ragion d’essere in un’anomalia della società (un essere umano con una voce diversa da quella di tutti gli altri), il protagonista è proteso a soddisfare le proprie brame egoistiche, vieppiù convinto dal fatto di stare facendo felice un’altra creatura, apparentemente bisognosa di attenzioni esterne, in uno scambio probabilmente equo di attenzioni (io rendo felice te che fai felice me).

Il risveglio dal sogno forse uccide, mai tradisce, canta qualcuno, ed è questo che accade al protagonista: dopo una notte d’amore ed un incubo (degno di Essere John Malkovich), la realtà emerge dalle brume dell’esaltazione amorosa, l’oggetto del suo interesse è ormai omologato al contesto, ha perso il proprio fascino, ogni malìa.
In realtà, la persona portatrice ed incarnazione di quella anomalia che ha attirato la sua attenzione (ed egli stesso, dopotutto, è tale) è una creatura ricca di inaspettati recessi (dalla natura della sua cicatrice alla conoscenza della cultura giapponese) che solo il tempo, la cura e la pazienza sarebbero in grado di svelare.
Nell’urgenza di dare un nuovo senso alla propria vita, il protagonista si smarrisce e, sull’altare dell’autocommiserazione, brucia, così, anche il suo mistero.

Sproloqui… pardon, riflessioni a parte, animazione strepitosa.

3 commenti

  1. rasko / 30 Settembre 2016

    Il film non narra semplicemente la storia di un uomo affetto dalla Sindrome di Fregoli?

    • Stefania / 1 Ottobre 2016

      @hunck: per quanto Kaufman usi la parola “Fregoli”, penso che il film non parli “solo” di questa sindrome 🙂
      Può essere stata un elemento di partenza…
      Hai visto il film e hai tratto questa conclusione o hai letto qualcosa di specifico in proposito (es. qualche dichiarazione di Kaufman)?

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