Risibile / 1 Febbraio 2018 in Anno Uno

Quando un film comico-demenziale strappa a stento le risate, c’è qualcosa che non va.
Con Anno Uno, il buon Ramis ha tentato l’ironica via della rielaborazione storico-religiosa, ma i risultati -a parer mio- sono decisamente scadenti.
Non ci sono spunti, la storia si risolve nella solita epopea di un perdente (in questo caso, due) che trovano il riscatto in maniera forzosa.

Non so se Ramis abbia preso spunto da (azzardo!) Brian di Nazareth dei Monty Python, il modello sembra quello, per via della collocazione geografica e culturale e per l’inserimento di elementi contemporanei in un contesto storico. Resta il fatto che, anche a voler evitare un confronto diretto fra l’efficacia della comicità dell’uno e dell’altro, gli scopi e il rendimento finale sono davvero diversi. Tanto sensato è uno, nella sua astrazione, quanto è risibile (cit.) l’altro.

Inizialmente, sembra che Anno Uno voglia ripercorrere la storia dell’umanità mischiando sapidamente evoluzionismo e tradizione biblica. Così, da un villaggio cavernicolo, si passa alla civiltà agreste di Caino e Abele e a quella nomadica di Abramo e Isacco, con diverse blande prese in giro delle figure del Vecchio Testamento (il siparietto migliore, forse, è quello in cui Abramo propone per la prima volta la circoncisione). Il viaggio periglioso (?) dei due protagonisti fa tappa a Sodoma e, qui, il film perde ogni possibile virtù, impantanandosi definitivamente e girando a vuoto.

Cast comico “importante” (Jack Black, Michael Cera, Oliver Platt, Hank Azaria), ma impalpabile. Juno Temple inutile.
Nel complesso, un film scatologico, banale, moscio.
Insomma, bocciatissimo.

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