Recensione su Annientamento

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Il nuovo che avanza / 14 Marzo 2018 in Annientamento

Come per Arrival di Denis Villeneuve, la fantascienza di Alex Garland è donna, pur rispettando una linea narrativa ( Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer ) già impostata.
Genere, quello fantascientifico, che per le proprie peculiarità non manca mai di generare antinomie e dilemmi.
Pur privo di orpelli scenici ( ambienti che soffrono di un gelido formalismo ), ”Annientamento”rappresenta la nuova linea di confine tra l’ideale e il contemporaneo, sempre più figlio di una filosofia teoretica e morale.
Garland scrive e allo stesso tempo dirige, ma è nella sceneggiatura che si snoda il suo rapporto tra uomo e natura, fra umano e diverso. Dualità che abbraccia l’intero universo.
Difficile non trovare nei protagonisti, assunti e analisi più profonde dei loro stessi caratteri, unitamente intrisi di fede e autodistruzione, tali da rendere la pellicola uno scandaglio dello scibile e della comprensione.
I tratti onirici ben si amalgamano allo stile criptico e sibillino del film, che dei suoi evidenti limiti ne ha fatto il suo labaro.
Tra le migliore opere distribuite da Netflix.

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