Prisma / 7 Settembre 2019 in Annientamento
un genere che adoro, da un cinefilo visionario come Garland. Poesia
Film tratto dall'omonimo romanzo di Jeff VanderMeer. Un gruppo di scienziate si addentra in una zona che è vittima di strani mutamenti di flora e fauna, dopo che un oggetto proveniente dal cielo ha colpito un faro marino. Fra di loro, c'è anche Lena che, oltre a essere una biologa ed ex militare dell'esercito americano, è anche la moglie di un altro scienziato entrato nella regione contaminata. Dato per scomparso per diversi mesi, l'uomo è ricomparso improvvisamente a casa, ma, poco dopo, ha iniziato a sentirsi male. Prelevato da un gruppo di forze speciali e tenuto in isolamento, l'uomo non ricorda cosa sia successo nella cosiddetta Area X. Lena decide di entrare nella nuova squadra, la prima composta interamente da donne.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: Annihilation
Attori principali: Natalie Portman, Jennifer Jason Leigh, Gina Rodriguez, Tessa Thompson, Tuva Novotny, Oscar Isaac, Benedict Wong, Sonoya Mizuno, David Gyasi, John Schwab, Sammy Hayman, Josh Danford, Kristen McGarrity, Kumud Pant, Honey Holmes, Hiten Patel, Kola Bokinni, Cosmo Jarvis, Matthew Simpson, Mostra tutti
Regia: Alex Garland
Sceneggiatura/Autore: Alex Garland
Colonna sonora: Geoff Barrow, Ben Salisbury
Fotografia: Rob Hardy
Costumi: Sammy Sheldon, Nicole Young
Produttore: Andrew Macdonald, Scott Rudin, Allon Reich, Dana Goldberg, Don Granger, David Ellison, Jo Burn, Eli Bush
Produzione: Usa, Gran Bretagna
Genere: Thriller, Fantascienza
Durata: 115 minuti
un genere che adoro, da un cinefilo visionario come Garland. Poesia
Orrore. Hanno trasformato la trama e il risultato è un qualcosa che non può neanche definirsi trash, per quanto è brutto e privo di senso.
Una zona interessata da un’indeterminata attività aliena si rivela piena di pericoli mortali e di strani miracoli. Sembra la trama di Stalker, ma è invece Annihilation, che del film di Tarkovsky è in un certo senso la versione popolare, virando più verso l’horror che verso la contemplazione di un mistero che trascende la comprensione umana. Qualche debolezza nella trama (perché ostinarsi stolidamente a penetrare nella Zona, e non tentare invece un approccio graduale?), viene riscattata dal carattere dolente delle protagoniste, che cercano quasi tutte consapevolmente l’annientamento delle proprie vite travagliate in una missione suicida. Abbastanza efficace la struttura narrativa che va avanti e indietro nel tempo (anche se toglie qualche sorpresa). Con una Natalie Portman ancora più aggrondata del solito, e una vulnerabile Tessa Thompson, assai lontana dalla grinta della Charlotte di Westworld. L’umanoide della parte finale è Sonoya Mizuno (già ammirata in Ex machina dello stesso regista), che interpreta anche l’allieva insicura di Lena.
Mi aveva annoiata il libro (per onestà ammetto di non aver proseguito oltre il primo capitolo dalla trilogia, ma perché farlo visto che mi deluse profondamente viste le alte aspettative) e mi ha annoiata il film.
Alex Garland torna dopo 2 anni dal suo stupendo Ex-machina alla fantascienza, e non manca di contribuire ancora al genere forse più corposo del cinema, portando avanti il discorso già iniziato sull’umanità. Mentre, però, col primo lavoro si indaga sul contatto uomo-macchina ed esplora i sentimenti, qui il contatto uomo-alieno è un mezzo per indagare le cellule, la nostra materia più elementare, la nostra genesi come esseri viventi; ma anche difettose, causa delle malattie, della fine. Qui vengono declinate, in maniera incredibilmente brillante, lucida (una fotografia stupenda, e un cast, la Portman in testa, in palla) come contatto, che porta alla distruzione dell’altro e di noi stessi, ma anche come mezzo di crescita e arricchimento, che devono partire da altro perché noi e la natura e le sue leggi non lo consentono. Non un capolavoro (a volte troppo apodittico il tono dei contenuti e alcune scene lasciano l’amaro in bocca) ma certo una bella visione
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