Recensione su Anime nere

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Il puzzo di umori ancestrali / 7 Febbraio 2016 in Anime nere

Nero e cattivo: il film di Munzi è teso come una corda di violino.
Un po’ didascalico, forse (la Bobulova, moglie milanese che sbotta: “Mi sento diversa, io non sono come voi” svilisce il pathos istintivo, per esempio, per scivolare sul mélo più banale), anche nella definizione dei personaggi, ma incisivo e concreto.
Un film asciutto nella narrazione, che puzza di umori ancestrali e insensati rituali primitivi, come il sangue che chiama sangue (o il sangue mischiato al sangue per rinsaldare accordi), in una formula rinnovata e sbloccata da un ragazzetto, un presuntuoso senza arte né parte, senza identità, né obiettivi, privo di riferimenti e vuoto come la sua anima.

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