8 Recensioni su

Anime nere

/ 20147.2100 voti

Il puzzo di umori ancestrali / 7 Febbraio 2016 in Anime nere

Nero e cattivo: il film di Munzi è teso come una corda di violino.
Un po’ didascalico, forse (la Bobulova, moglie milanese che sbotta: “Mi sento diversa, io non sono come voi” svilisce il pathos istintivo, per esempio, per scivolare sul mélo più banale), anche nella definizione dei personaggi, ma incisivo e concreto.
Un film asciutto nella narrazione, che puzza di umori ancestrali e insensati rituali primitivi, come il sangue che chiama sangue (o il sangue mischiato al sangue per rinsaldare accordi), in una formula rinnovata e sbloccata da un ragazzetto, un presuntuoso senza arte né parte, senza identità, né obiettivi, privo di riferimenti e vuoto come la sua anima.

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Solo vendetta… / 24 Dicembre 2015 in Anime nere

Famiglie in guerra da sempre…
Una storia dove strascichi del passato condizionano la vita del paese e non solo.
Tre fratelli coinvolti in una faida che può essere lavata solo con il sangue.
Non tutti però la pensano così.
Uno spaccato troppo reale per non rimanere indifferenti da tale incredibile follia.
Interpretazione perfetta da parte di tutti i protagonisti.
Ad maiora!

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Anime nere…fino in fondo / 26 Novembre 2015 in Anime nere

Ragazzi… Che sorpresa!!! Dopo “Gomorra – la serie” non credevo che un film dello stesso genere avrebbe potuto colpirmi,così, a stretto giro, invece è (fortunatamente) successo! “Anime Nere” non è solo un film di genere, sarebbe riduttivo anche solo pensarlo, ma una specie di tragedia greca dove i personaggi non hanno nessuno scampo a causa del destino nefasto segnato nelle stelle.
La trama gira intorno alle vicende di una famiglia malavitosa calabrese, formata da 3ri fratelli: Luigi, Rocco e Luciano. Il primo è il più sicuro di se e fa lo spacciatore di droga internazionale; il secondo,quasi per rinnegare il suo passato, vive a Milano dove ha sposato una donna rispettabile (Barbara Bobulova) ed ha avuto una bambina, ma fa l’imprenditore col denaro illecito di Luigi; Luciano invece è il più grande dei tre, e quello che ha proprio cambiato vita : vive sempre in Calabria ma si dedica alle sue capre e all’azienda di famiglia , rifuggendo il passato ed esigendo dal figlio (Leo) 18enne lo stesso comportamento, con scarsi risultati. Il figlio invece ammira più lo zio ricco, malavitoso e ben vestito che il padre troppo per bene e che, secondo lui, non si fa rispettare dal clan rivale.
La novità rispetto ad un classico film di mafia/camorra/ndrangheta è l’analisi psicologica e le dinamiche familiari di tutti i personaggi, incluse le donne della casa, spettatrici passive delle decisioni altrui, che diventano il fulcro del film. Non è tanto importante la lotta tra clan, qui infatti non vedremo mai il capoclan rivale, cosa inusuale per un film sulla malavita, quanto lo sviscerare i rapporti interni, facendo provare empatia allo spettatore per poi provocargli uno shock!
Tutti i personaggi sono interpretati magistralmente, perfetta caratterizzazione senza essere mai didascalica, tutti loro hanno debolezze e finiranno per mostrarle tutte fino a creare un vortice nero di odio e disperazione. Le anime nere non hanno scampo, il passato non smetterà di tormentarle.
La fotografia un po’ scura, che mostra dei luoghi fuori dal mondo (Aspromonte), alternandoli a stanze chiuse e sotterranee, dimostrazione che a certa gente piace più il potere che il suo reale godimento, risulta perfetta per opprimere ancora di più lo spettatore.
Regia sorprendentemente, ammetto di non conoscere Munzi, ma mi riprometto di vedere altro da lui girato.

Ottime le musiche di Taviani, con un tema principale molto ritmato, con violini in primo piano e cantata in dialetto.

La scelta dell’inserimento dei sottotitoli italiani per quasi tutto il film mi sembra logica. Non tutti conoscono il calabrese stretto…

In conclusione…Perla da scoprire che ha meritato tutti i David di Donatello vinti (mi sembra 10)

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Piacerebbe a Scorsese / 14 Luglio 2015 in Anime nere

Più precisamente il presentatore della serata dice a Francesco Munzi, il regista : “questo film lo comprerebbe Scorsese”, il regista si schermisce, per modestia, pur ammettendo il notevole successo riscontrato a vari livelli. Il film mi è piaciuto ed è ottima l’idea dei dialoghi in dialetto, ovviamente con i sottotitoli, ché io per un bel po’ di tempo non avevo neanche capito che era dialetto calabrese, ma pensavo fosse siciliano.
Non so se nella realtà i boss della ‘ndrangeta si muovano in modo così disinvolto da poter essere oggetto del primo passante che decide di sparargli in testa, ma a parte questa non piccola inconcruenza il film è decisamente interessante, soprattutto il finale a sorpresa.

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Anime Nere / 13 Novembre 2014 in Anime nere

Film crudo..dialoghi arroccati come le vite dei protagonisti in quella Calabria che ancora oggi è sconosciuta a tanti di noi!!!

10 Ottobre 2014 in Anime nere

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Su e giù per l’Europa, con base a Milano, se la spassa questo gruppetto di calabrehesi della ‘ndrangheta, guasconi e a proprio agio a stringere patti con narcotrafficanti internazionali più o meno placidi, rimbalzando tra capitali varie cosmopolite e turbocapitalistiche; cioè dove vanno tutte le peggio persone. La loro base è Milano, dove vivono Luigi, il capo, e il fratello Rocco, la faccia pulita della famiglia, che si occupa di riciclare nell’edilizia il denaro zozzo, ha una moglie milf (la Bobulova, che non ricordo ma l’ho già sentita), una bambina gnegne e una casa tutta lucida ed elegante. Invece Luigi vive… è bello perché ormai tutti quelli che mostrano Milano luogo di perdizione mostrano la skyline del palazzo dove lavoro io. Per cui io, se guardassi con un binocolo dalla finestra, vedrei dei malavitosi calabresi che scopano prostitute a gogo. Damn! Meanwhile al paese, sta il terzo fratello e maggiore, Luciano, il quale schifa i metodi della famiglia e se la vivrebbe tranquillo con le capre sue. Purtroppo ha un figlio adolescente (eh oh capita), Leo, idiota non come tutti gli adò, di più, il quale innesca una dapprima sotterranea ma traboccante guerra tra famiglie. E dai e dai, Luigi e Rocco scendono, intenzionati a farsi valere alleandosi con la terza famiglia del paese. Ma Luigi viene ucciso. Eccetera. Forte è la dicotomia tra le città del nord scintillanti di vetri e riflessi e acciaio, da un lato, e il paese di provenienza dall’altra. Lì tutto è rimasto uguale, le case come roccia su roccia appoggiata, son tutti caprai e non c’è niente; però, essendo pieno di famiglie malavitose, è percorso in ovunque da audi e bmw enormi e nere e coi vetri oscurati. Bell’ambientino. Si percepisce il destino e l’ineluttabilità della vicenda, che nessuno sa o può fermare. Se non accettando di aprire dighe di sangue da una parte e dall’altra, dove la scelta si riduce ad essere tra quel che procura meno disperazione. Le azioni degli uomini, questi uomini, abituati a vivere su di un registro almeno doppio nell’ambiente criminale e soprattutto al loro paese, sempre sottintendono reticolati di intenzioni nascoste, messaggi cifrati e significati secondari che gli avversari del momento sapranno cogliere. Sono forte. Sono debole. Sto per schiacciarti. L’umanità del singolo scompare dinnanzi alla forza della tradizione. Se ne delinea una geografia delle alleanze e forze che cambia come la superficie di un lago con un geyser sotto. Questo rende le loro esistenze brillanti e pericolose, e conseguentemente affascinanti, e come il carbone nere.

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Esistenze macchiate / 1 Ottobre 2014 in Anime nere

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Francesco Munzi mette in scena un dramma forte e assolutamente attuale. Il regista confronta le vite travagliate di tre fratelli e il loro complesso rapporto con la malavita dell’Aspromonte. Luigi vive quasi spensieratamente la sua condizione, Rocco è molto più attento e prudente in merito (ma non rinuncia comunque ai guadagni illeciti), mentre Luciano vorrebbe tirarsi fuori e vivere semplicemente, anche per salvaguardare il futuro del figlio Leo, morbosamente attratto dall’universo che ruota attorno a padre e zii.
Alla fine tutti i personaggi, troppo irrimediabilmente macchiati per trasmettere compassione nello spettatore (troppo “neri” nelle loro anime) pagano a caro prezzo per le colpe di cui si sono vestiti, in maniera quasi indistinta tra chi è carnefice e chi è complice.

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Una faida “Africana” / 23 Settembre 2014 in Anime nere

La pausa estiva è terminata e finalmente si ritorna ad una programmazione più adeguata che propone pellicole interessanti come questo bel lavoro di Francesco Munzi.
Un racconto lucido , asciutto , per buona parte ambientato nel paesino calabrese di Africo , che ruota attorno ad una faida famigliare nel mondo del malaffare e sul quale incombe sin dall’inizio un senso di imminente tragedia.
Il film è recitato quasi per intero in dialetto con sottotitoli e si avvale di un cast di prim’ordine che , escludendo Barbara Bobulova che però si può ormai considerare italiana di adozione, non presenta attori stranieri e nel quale mi ha fatto piacere vedere il bravissimo Peppino Mazzotta che , abbandonato per l’occasione il suo ruolo abituale dell’ispettore Fazio della serie Montalbano , meriterebbe a mio parere di comparire più spesso sul grande schermo.

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