Recensione su Anatomia di un omicidio

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Otto per Otto / 17 Marzo 2017 in Anatomia di un omicidio

Una storia che ritengo necessaria, in quanto rilfette con profondità sulla questione sessista all’origine dello stupro. Del come si dovrebbe e non si dovrebbe vestire una donna, del come si dovrebbe e non si dovrebbe atteggiare davanti agli uomini e altri pessimi esempi di quel campionario di maschilismo che arriva perfino a giustificare l’atto di sopraffazione più meschino che esista. Partendo da un soggetto che gioca con grande astuzia sui toni dell’ambiguità, Preminger dirige un perfetto courtroom drama, sceneggiato con estrema perizia da Wendell Mayes.
Lee Remnick qui è davvero eccezionale, una performance perfetta. In grande forma anche George C. Scott (per il quale ho una predilezione) e Arthur O’Connell, dignitosi Ben Gazzara e il giudice (reale) Joseph N. Welch (protagonista di una memorabile querelle col tristemente noto sen. McCarthy).
Jimmy Stewart è il divo americano per eccellenza, ci sarebbe poco altro da dire, tuttavia vorrei togliermi un piccolo sassolino dalla scarpa, cercando di condividere una sensazione personale: lui per me rappresenta un enigmatico paradosso essendo un attore che non mi convince quasi mai “a pelle”, eppure non posso negare che la sua presenza risulti fondamentale in alcuni dei miei film preferiti in assoluto (oltre a questo citerei almeno Rear Window, Vertigo, La conquista del West e L’uomo che uccise Liberty Valance). Sì lo so è un ragionamento contorto, inspiegabile persino a me…
Un po’ fine a sè stessa la comparsata dell’immenso Duke Ellington, anche se vederlo in un video è sempre una emozione; trascinante la sua colonna sonora, dai fraseggi inconfondibili (dentro quel sax alto soffia un certo Johnny Hodges, non so se rendo l’idea), probabilmente toppo jazzy per sottolineare una narrazione di questo tipo ma anche in questo caso il risultato è innegabilmente affascinante.

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