American Graffiti

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American Graffiti

California, 1962. Una sola notte li separa dalla partenza per il college ma, mentre Steve è entusiasta all'idea di lasciare la cittadina di provincia in cui vive, Curt è pieno di dubbi e di insicurezze; John invece non andrà al college, probabilmente finirà a lavorare in qualche officina e a lui poco importa, l'unico suo interesse sono le ragazze; per il povero Terry invece di ragazze neanche a parlarne: non è proprio un latin lover, e ritrovarsi il nomignolo 'Rospo' di certo non aiuta! Iniziata tra un giro in macchina e un salto al Mel's Drive-In, quella notte d'estate prenderà per tutti loro una piega inaspettata...
laschizzacervelli ha scritto questa trama

Titolo Originale: American Graffiti
Attori principali: Richard Dreyfuss, Ron Howard, Paul Le Mat, Charles Martin Smith, Cindy Williams, Candy Clark, Mackenzie Phillips, Wolfman Jack, Bo Hopkins, Manuel Padilla Jr., Beau Gentry, Harrison Ford, Jim Bohan, Jana Bellan, Deby Celiz, Lynne Marie Stewart, Terence McGovern, Kathleen Quinlan, Timothy F. Crowley, Scott Beach, John Brent, Gordon Analla, John Bracci, Jody Carlson, Del Close, Chuck Dorsett, Stephen Knox, Joe Miksak, George Meyer, James Cranna, Johnny Weissmuller Jr., William Niven, Al Nalbandian, Bob Pasaak, Christopher Pray, Susan Richardson, Jan Dunn, Charlie Murphy, Ed Greenberg, Lisa Herman, Mark Anger, Kay Lenz, Caprice Schmidt, Joe Spano, Debralee Scott, Ron Vincent, Donna Wehr, Cam Whitman, Jan Wilson, Suzanne Somers, Fred Ross, Mostra tutti

Regia: George Lucas
Sceneggiatura/Autore: George Lucas, Willard Huyck, Gloria Katz
Fotografia: Jan D'Alquen, Ron Eveslage
Costumi: Aggie Guerard Rodgers
Produttore: Francis Ford Coppola
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 110 minuti

Dove vedere in streaming American Graffiti

Cult / 3 Dicembre 2016 in American Graffiti

Il film è simpaticamente sconclusionato.
I protagonisti non sanno cosa fare della loro vita e capitano cose.
Giovanissimi attori poi diventati famosi.

LITTLE HAPPY DAYS / 18 Giugno 2016 in American Graffiti

Sarò impopolare ma questo film mi ha annoiato a morte. Per l’intera durata della pellicola viaggiamo in auto a destra e a manca aspettando che accada qualcosa. Capisco che l’operazione nostalgia eserciti sempre un certo interesse ma paradossalmente mi ha riportato alla mente quanto mi annoiassi coi miei simili a diciassette anni. Sul pubblico americano questo film ha lo stesso effetto che ha per noi una canzone degli 883…nostalgia. Di fatto si tratta di un musical, genere che non apprezzo mai più di tanto, e le scene sembrano un mero pretesto per farci sentire la splendida colonna sonora. La sensazione di notte perenne mi ha infastidito anche se comprendo la dilatazione del tempo di quando si è giovani.

voto: 5,5

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6 Gennaio 2015 in American Graffiti

American graffiti è un film generazionale sul filone del nostalgico, che anticipa il successo di un telefilm come Happy days (quando ancora si chiamavano telefilm) proponendo come co-protagonista quel Ron Howard che raggiungerà la fama col personaggio di Richie Cunningham.
È il 1962. Siamo a Modesto, cittadina di provincia della California, con il nome che è tutto un programma. La presidenza Kennedy sembra aver inaugurato una nuova era di prosperità e aspettative. La guerra in Vietnam, nelle sue fasi prodromiche, è uno spettro lontano che non impensierisce gli americani.
È un anno fondamentale, che sembra più un’appendice degli anni ’50 che un’anticipazione dei favolosi anni ’60.
I giovani sono ancora frivoli e sempliciotti. Il loro divertimento consiste nel gironzolare in auto per le strade di città, parlandosi tra di loro dal finestrino (è forse l’atteggiamento che rimane più impresso nel film di Lucas). Andare qualche volta al drive-in. Ogni tanto una gara di velocità.
I giovani impegnati contro la guerra devono ancora venire, con la recrudescenza del conflitto in Vietnam a partire dal 1965.
La musica: va forte il rock n’roll. Bob Dylan deve ancora esplodere, contribuendo a responsabilizzare quei giovani. Dall’Inghilterra ancora nessuna notizia di quei quattro capelloni di Liverpool.
Il film descrive una singola notte, quella precedente alla partenza per il college di due ragazzi, Steve e Curt, quest’ultimo in realtà neanche poi tanto sicuro di voler partire.
Tutto in una notte, una notte come tante altre ma così diversa dalle altre, almeno agli occhi dei due.
L’immancabile ballo di fine anno, le scenate tra Steve e la sua ragazza, fino all’alba e a quella corsa in auto tra John Milner, il più veloce di tutti, e un nuovo ragazzo che cerca di insidiare il suo primato.
Questa pellicola di George Lucas, prodotta da Francis Ford Coppola, è sicuramente un documento sociologicamente interessante pur non avendo i caratteri del grande film.
Quello che è davvero indimenticabile è la splendida colonna sonora, una quarantina di pezzi con tutto il meglio del rock n’roll e del melodico anni ’50 e primi anni ’60, innestati nella pellicola tramite l’espediente della radio locale e, in particolare, della trasmissione radiofonica di Lupo solitario, per cui tutti vanno matti.

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10 Gennaio 2014 in American Graffiti

Negli anni Settanta non ero che un ipotetico sputo disperso tra le maglie del tempo che deve ancora venire; in compagnia di tanta altra bella (futura) gente, del resto.
Ragion per cui il mondo narrato da George Lucas è per me semplice storia.
E quindi curioso notare come, nonostante questo, American graffiti sia ugualmente riuscito ad immergermi in una parentesi di nostalgia in realtà mai vissuta. O meglio di malinconia. Quella tipica dei ricordi piacevoli ormai trascorsi.
Lucas ha toccato le corde giuste, creando un’atmosfera assolutamente capace di emozionare anche coloro che, come me, quel periodo non l’hanno vissuto.
Lo si guarda e, nel trasportare i deliri di quella notte a nostre personali e ben più recenti esperienze, si diventa partecipi del processo di formazione dei protagonisti. Perché i dubbi, le incertezze e la paura di crescere non sono certo una prerogativa della generazione anni ’70.
No, per quella stradina ci siam passati un po’ tutti, anche se non alla guida di una chevrolet 1958.

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Tutto in una notte / 27 Agosto 2013 in American Graffiti

Bellissimo. Patinato, certo; come lo erano i roaring sixties, in cadillac sfavillanti zeppe di liceali greased in tempesta ormonale che scambiano battute da un finestrino abbassato all’altro, per lunghi tratti di strada. E poi ci sono i drive in con le insegne a neon e le cameriere sui pattini, i balli di fine anno, i sorpassi, le pomiciate, gli sfigatelli, le bionde cotonate e i bulli con la giacca in pelle; la musica, va da sè, è semplicemente immortale. Tutto in una notte.
Un revival nostalgico e struggente con Richard Dreyfuss, Ron Howard e Harrison Ford sbarbatelli. Il prototipo di Happy days*, con qualche parolaccia in più, ma soprattutto una versione colorata dell’eterna remora ad uscire dal nido.

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