Recensione su American Beauty

/ 19997.71137 voti
American Beauty
Regia:

26 Agosto 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Lo vidi nel lontano 2005 (‘rtacci) a lezione di Storia e Critica del Cinema col buon Caprara. Me lo spacciarono per una commedia. Una tragicommedia, per la precisione. Che potrebbe anche essere, ma, almeno per come la vedo io, American Beauty è un film estetico. Non contiene nient’altro che immagini.

L’immagine ossessiva di Mena Suvari nella testa del protagonista.
L’immagine che la moglie di lui considera come un biglietto da visita, nel proprio lavoro (“Per avere successo bisogna mostrarsi come una persona di successo, in ogni momento”).
L’immagine di una normale famiglia americana che si sgretola lentamente in seguito ad un evento insignificante come l’infatuazione di lui per la migliore amica della figlia (senza per questo dover per forza tenere un tono di voce di almeno un’ottava superiore al normale, come succede in tutti i film di Muccino – che, manco a dirlo, ha attinto a piene mani da American Beauty per il nevrotico Ricordati di Me).
Le immagini che il ragazzo della porta accanto riprende continuamente con la sua videocamera, in cerca della Bellezza che si cela dietro ad una barbona semiassiderata come ad una busta di plastica sbatacchiata qua e là dal vento.
L’immagine a cui il padre del ragazzo vuole che lui corrisponda ad ogni costo, proiettando sul figlio la sofferenza e l’alienazione in cui è intrappolato dal non volere ammettere la propria omosessualità repressa.
Le immagini che scorrono davanti agli occhi del protagonista un attimo prima della sua morte, per poi prolungarsi in un tempo infinito.

Non c’è bisogno di nomination all’Oscar per capire che un film – una sequenza d’immagini – incentrato proprio sull’archetipo dell’Immagine, sulla Bellezza, sarà pure concettualmente banale ma ci riesce dannatamente bene.

C’è tanta bellezza nel mondo. Specialmente i pettorali di Kevin Spacey.

Lascia un commento