Combattiamo una vita intera per rimanere a galla nell’oceano della nostra anima, per essere forti, per amare. Ne vale davvero la pena?
All Is Lost è minimalismo, è il (non) rispondere a questi primordiali quesiti esistenziali. All Is Lost è universalismo, è lo specchio di qualunque essere vivente: del “nostro uomo”, così esibito nei credits, non viene infatti fornito nessun tipo di background, ineluttabilmente ci rappresenta. La corroborante e clamorosa performance di Robert Redford, decisamente intima e discreta, mai pacchiana o hollywoodiana, riesce a cogliere il sapore dolce-amaro dell’uomo comune. J.C. Chandor, oppositamente al già appetitoso Margin Call, disegna così una metafora della sopravvienza spigolosa ed essenziale, disossata, cruda, che incanta e disincanta.
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