Servizi e servizi / 16 Gennaio 2022 in Alcuni giorni in settembre

Le vicende sono ambientate a Parigi e Venezia, ma la bellezza di queste città è appannata, velata da una luce malaticcia. Poesia, filosofia ed eros in vite ordinarie ai confini dello straordinario. Questa è la vita: cucina, bevute e, in parallelo, oscure, pericolose trame dei servizi segreti internazionali che ordirono e perpetrarono il massacro noto come ‘undici settembre’.

E’ difficile imbattersi in una produzione che dia tanto spazio ai pranzi, alle cene, intesi non come ingredienti narrativi, ma come “riti” che scandiscono i nostri giorni.
L’intreccio sovente si sfilaccia in divagazioni che non hanno alcuna funzione diegetica, ad esempio, quando in treno fratello e sorella si lavano i denti, riflettendo sulla convenzionalità dei nomi. Il sicario dei servizi, invece, suggella i suoi sanguinari omicidi con versi di poeti insigni.
L’esistenza oscilla tra le vette vertiginose dell’arte e le piatte pianure della quotidianità, tra la routine della normalità e l’incubo degli eventi epocali che incombono minacciosi ma invisibili su di noi.

Forse l’acme della storia è nella breve agonia del padre che, neanche in punto di morte, trova le parole giuste per riconciliarsi con la figlia. Siamo codardi, ma la storia è più codarda di noi. Tristissima la canzone sussurrata sui titoli di coda a smentire il (parzialmente) lieto fine.

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