4 Recensioni su

Achille e la tartaruga

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Kitano parla poco ma dice tanto / 30 Marzo 2020 in Achille e la tartaruga

Pellicola che chiude la cosiddetta “trilogia del suicidio artistico”, di cui fanno parte i precedenti Takeshis’ e Glory to the Filmmaker!.
Kitano riesce a rappresentare, iperbolicamente, fino a che punto può arrivare un artista che cerca il successo. L’arte nel senso più malato e dannoso, versando sangue e bruciando la sua stessa carne, letteralmente, pur di trovare l’ispirazione. Incredibile come, Kitano, con un semplice tic dell’occhio riesca a suscitare tantissime emozioni diverse, a volte anche opposte, a volte, anche nello stesso istante.
Le dolci melodie di Yuki Kaijura si contrappongono alla violenza creativa di Machiusu e inducono all’empatia e alla comprensione di una passione diventata ossessione.

Kitano parla poco ma si fa capire bene.
Senza retorica spicciola ci mostra che arte successo non vanno a braccetto e bisogna fidarsi solo del proprio istinto.
Il vero artista è colui che vive della sua passione senza aspettarsi il riconoscimento e la comprensione altrui.

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Inseguendo la tartaruga / 26 Luglio 2014 in Achille e la tartaruga

Il paradosso di Zenone è particolarmente azzeccato per sintetizzare la rocambolesca vita di Machisu. Una vita passata ad inseguire qualcosa (l’affermazione artistica) che sembra sempre più vicino, sempre più a portata di mano col passare del tempo. Invece quel qualcosa non fa altro che sfuggirgli. Semplicemente perché nei suoi confronti ha un vantaggio che può essere accorciato sì, ma mai colmato del tutto e crea quindi l’illusione, tale di nome quanto di fatto.
L’inseguimento crea un’ossessione maniacale, e quasi svuota il protagonista della sua esistenza come essere umano. Lo isola e lo separa dal resto del mondo. Vale un tale prezzo raggiungere quella maledetta tartaruga?
Molto bravo Kitano (ma non è una novità) nel gestire i toni: la pellicola sposa visibilmente il dramma, ma presenta anche sfumature di umorismo, di una sottile ma comunque percepibile ironia, senza timore di sfociare leggermente nel grottesco. A grandi linee, comunque, il sapore che lascia è piuttosto malinconico.
Piccola menzione per le musiche di Yuki Kajiura e per il bel prologo animato.

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Il Sacro Fuoco. / 27 Dicembre 2013 in Achille e la tartaruga

(Sette stelline e mezza)

Ciò che colpisce di più di questa pellicola è il costante mutamento del tono del racconto che, di volta in volta, pare richiamare i “tentativi” artistici del protagonista: la drammaticità degli eventi dell’infanzia coincide con la ricerca del naturalismo figurativo; il realismo della giovinezza corrisponde alla presa di coscienza dell’intorno al di là dell’arte; gli sperimentalismi dei tempi dell’Accademia rappresentano la dimensione del sogno e dell’azzardo… E così via, fino alla concept art praticamente fine a sé stessa.

È estremamente emblematico che ciascuna fase creativa si concluda con un decesso: la morte (altrui) è puntualmente catartica, ma non rigeneratrice. Piuttosto, coincide ogni volta con un’esasperazione degli esperimenti del protagonista.

Il nitore della fotografia e la limpidezza estetica della messinscena sono tra gli elementi formali che ho maggiormente apprezzato.
L’originalità e la curiosa sensibilità con cui Kitano è stato in grado di articolare il tema principale (quello dell’espressione del sé viene declinato attraverso quello dell’identificazione dell’artista con l’opera) rendono questo film un’opera particolarmente interessante.

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20 Maggio 2011 in Achille e la tartaruga

Sul film

Tra le mie ultime visioni c’è il “paradossale” ACHILLE E LA TARTARUGA di un sensibile e giocoso Kitano. Riesce sempre a farmi sorridere e intenerirmi al tempo stesso.

Sulla regia di Takeshi Kitano

Mi sarebbe piaciuto stringergli la mano guardandolo negli occhi, lo trovo un artista completo e raffinato, dalla spiccata sensibilità.

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