Agora

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Agora

La storia romanzata di Ipazia. Studiosa di filosofia, matematica e astronomia; maestra e predicatrice di conoscenza, visse a cavallo tra il 300 e il 400 ad Alessandria d'Egitto. Figlia di Teone, anch’esso dotto studioso, fu perseguitata a causa delle sue idee. Storia di sentimenti intrecciati con gli eventi politici e sociali che vedono imperversare lo scontro tra la cultura pagana e quella cristiana. Davo, lo schiavo che è catturato dal fascino della donna, presto si trova a dover compiere delle scelte.
jossi ha scritto questa trama

Titolo Originale: Agora
Attori principali: Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Rupert Evans, Homayoun Ershadi, Sami Samir, Richard Durden, Omar Mostafa, Manuel Cauchi, Oshri Cohen, Clint Dyer, Yousef Sweid, Amber Rose Revah, Charles Thake, Harry Borg, George Harris, Sylvester Morand, Jordan Kiziuk, Christopher Dingli, Joseph Camilleri, Charles Sammut, Alan Meadows, Paul Portelli, Alan Paris, John Montanaro, Malcolm Ellul, Ray Mangion, Mary Rose Bonello, André Agius, Frederick Testa, Pierre Stafrace, Clare Agius, Wesley Ellul, Nikovich Sammut, Philip Mizzi, John Suda, Angele Galea, Malcolm Galea, Paul Celia, Edward Caruana Galizia, Guilherme de Franco, Robert Ricards, Mostra tutti

Regia: Alejandro Amenábar
Sceneggiatura/Autore: Alejandro Amenábar, Mateo Gil
Colonna sonora: Dario Marianelli
Fotografia: Xavi Giménez
Costumi: Gabriella Pescucci
Produttore: Fernando Bovaira
Produzione: Spagna
Genere: Drammatico, Azione, Storia, Biografico
Durata: 127 minuti

Dove vedere in streaming Agora

Petizione inopportuna / 15 Agosto 2014 in Agora

Ricordo che all’epoca girava persino una petizione per perorare l’acquisizione dei diritti per la divulgazione nel nostro paesello, il tutto per sconfiggire le lobby ecclesiastiche, perbeniste, benpensanti etc….purtroppo firmai, in fin dei conti non ne valeva la pena, è una sufficienza stiracchiata per un film che regge appena il popò di temi cruciali di cui si è fatto carico.

Film per femministe incallite iscritte al Partito Democratico.

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15 Agosto 2014 in Agora

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Violenze, guerre di potere, abusi legittimati in nome della religione…Agorà è tutto questo, uno dei tanti vergognosi episodi in cui la religione e la scienza si fronteggiano con esisti drammatici e sanguinosi.
Un impianto scenografico degno di uno dei più bei kolossal hollywoodiani, ambientati nel IV secolo d.C. nella splendida Alessandria d’Egitto, a quei tempi rinominato fiore all’occhiello della cultura occidentale grazie anche alla presenza dell’imponente biblioteca alessandrina, una cultura percepita come impedimento al diffondersi della religione e per questo da estirparsi tramite fanatismi religiosi.
Aleandro Amenabar dà vita a un film ridondante, sovrabbondante in alcuni punti, prolisso in altri, ma se la cava davvero bene nello spaziare tra il racconto storico e filosofico, coadiuvato dalla presenza di una bravissima Rachel Weisz nel ruolo della geniale astrologa e matematica Ipazia.
Il film non vuole essere denigratorio contro la cultura cristiana come il Vaticano disse ai tempi della sua uscita, ma vuole essere un monito d’accusa contro le estremizzazioni e i fanatismi di tutte le religioni, dalla cristiana all’ebraica, dalla musulmana all’induista.
Ipazia si può considerare la prima femminista della storia, una donna coraggiosa che riesce a imporsi in un mondo prettamente maschile, anche se questo le costerà il sacrificio della sua stessa vita.
Un film ben fatto, che ci regala immagini di rara bellezza e che fa riflettere sulla follia del fanatismo religioso. Meravigliosa la figura di Ipazia, una donna intelligente, coraggiosa, arguta, ma allo stesso tempo fragile e bisognosa d’amore, interpretata meravigliosamente da Rachel Weisz.
Non è un capolavoro, ma una visione la merita assolutamente.

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IL CERCHIO E L’ELLISSE / 22 Novembre 2013 in Agora

Agora è un film che, tecnicamente, visivamente e narrativamente raggiunge un livello notevolissimo.
Vi è un accurato intreccio di personaggi; un intenso e violento incontro di passioni, di conoscenza, di opportunismi, di assolutezza, di amore, di fanatismo e follia.
Ipazia, la filosofa e astronoma intorno alla quale ruota la vicenda, è una donna che, stimata e ascoltata nel mondo pagano, con l’avvento brutale delle sette cristiane perde la propria funzione di guida e di sapiente, venendo considerata alla pari di una strega e di un’eretica. Ciò nondimeno, dopo una appassionata ricerca, sarà proprio Ipazia ad anticipare di più di mille anni le teorie di Keplero, elaborando una concezione eliocentrica dell’universo, e comprendendo addirittura – nel V secolo dopo la nascita di Cristo – che l’orbita compiuta dalla Terra intorno al sole, non è circolare, bensì ellittica. Si mostra, quindi, come una donna che fugge gli uomini, poiché vive in un rapporto altissimo con la Conoscenza e con la Filosofia: malgrado l’amore dichiarato di un ragazzo che assiste alle sue spiegazioni, e malgrado l’amore ben nascosto di uno schiavo, Ipazia non si concederà a nessuno, ed anzi consacrerà la propria esistenza alla Verità. Quest’ultimo aspetto emerge ancor più chiaro quando, stando distesa accanto all’uomo che di lei è innamorato, ella continua ad osservare il cielo stellato e prova quasi a stringerlo tra le dita, affermando che potrà morire felice solo dopo aver compiuto quel passo finale – che di fatto compierà – col quale concludere la propria teoria astronomica.
Per il resto, il film è costellato di scene d’una grande drammaticità, alle quali si accompagnano dialoghi mai banali o superficiali: si evita cioè una superficialità da kolossal, e al contempo il film non diviene una pura trasposizione scolastica; ciò a cui si mira, infatti, è una compenetrazione dei livelli visivi-divulgativi-narrativi. Le telecamere mutano quasi in “occhi poetici” quand’ecco offrono allo spettatore alcune inquadrature che riflettono la soggettività del personaggio (splendida quella finale: Ipazia fissa gli occhi sul soffitto della sala nella quale sta per morire, laddove un varco nella pietra le si presenta come un’ellissi – ed eccola dunque cogliere l’Assoluto prima della Morte; quella forma geometrica, che poi, dopo il suo omicidio, si rivelerà invece essere un cerchio – segno dunque del ritorno alla concezione geocentrica e circolare, quanto all’orbita, che caratterizzerà i secoli successivi fino a Keplero).
I personaggi, rispetto al parere espresso da altri, non sono affatto bidimensionali, bensì approfonditi in molteplici sfumature, o sublimati con abilità: Ipazia, come si è detto, sprofonda nella ricerca e diviene quasi un simbolo odissiaco; lo schiavo compie un percorso di amore-odio-amore, dapprima amandola nell’ombra, poi allontanandosene bruscamente, e infine, dopo aver cercato invano di dimenticarla, rincorrendola, tentando di salvarla, costretto quindi a imporle lui stesso la morte. Il prefetto è combattuto dall’amore, dall’opportunismo, dalla debolezza e dalla paura. Il vescovo, vera e propria figura politica, abilmente travisa le Sacre Scritture e manipola il gregge cristiano.
Nonostante l’uscita del film sia stata vergognosamente ritardata, tra le varie accoglienze assai favorevoli ricevute dalla pellicola, gran rilevanza ha avuto quella di Umberto Eco.

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Analisi del film Agora / 26 Luglio 2013 in Agora

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Trovi la recensione completa sul mio blog:
Analisi di “Agora”, un film di Alejandro Amenàbar

La violenza sulle donne

E’ doveroso aprire una piccola parentesi dal sapore femminista.

Ipazia non viene massacrata soltanto per essersi rifiutata di abbandonare la propria filosofia pagana e di sottomettersi al predominio cristiano, ma anche in quanto donna indipendente e influente nella comunità alessandrina. Nel marzo del 415 infatti la studiosa fu brutalmente catturata mentre faceva ritorno alla sua abitazione in lettiga, spogliata e uccisa mediante dei cocci ed ogni sorta di atroce sevizia (le furono per esempio cavati gli occhi) per volere del vescovo Cirillo. Le sue spoglie furono poi smembrate e date alle fiamme.

«Secondo le cronache Ipazia fu letteralmente fatta a pezzi, volevo una fine più sopportabile per il pubblico, ho scelto la lapidazione, che fa anche parte della realtà di oggi in alcuni paesi.» (Maria Pia Fusco, 20.04.2010, Agorà. Amenàbar: “Il martirio di Ipazia è un’accusa contro l’intolleranza”, la Repubblica).

Nel film infatti il massacro viene notevolmente addolcito: rifiutatasi di fuggire, Ipazia si consegna spontaneamente ai monaci parabolani che, dopo averla svestita, le tolgono la vita mediante la lapidazione ma poco prima del massacro l’ex schiavo Davo, innamorato follemente della padrona, l’aiuta a perdere i sensi per non provare dolore mentre la donna osserva con rimpianto l’oculus della cupola che in prospettiva assume la forma di un ellisse, una figura geometrica che Ipazia studiò approfonditamente. Non si tratta dunque di un normale individuo, poiché della donna chiamata Ipazia sono sopravvissute pochissime testimonianze, ma di una martire della scienza, anzi, di più, di un Cristo ateo sacrificatosi per l’umanità, come il regista stesso racconta in un’intervista.

Amenàbar ha reso la vicenda di Ipazia accessibile al grande pubblico anche grazie a interventi di questo tipo, tuttavia forse sarebbe stato più corretto non celare la sofferenza di Ipazia dietro esigenze narrative e raccontare tutto il male che ha dovuto subire.

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Una studiosa in anticipo sui tempi

Siccome le opere di Ipazia sono state distrutte, nessuno conosce quale sia stato il suo contributo alla scienza; le fonti dell’epoca sono tuttavia concordi nell’affermare che ha rivestito un ruolo primario tra gli intellettuali dell’epoca.

Amenàbar attribuisce alla studiosa teorie che poco hanno a che vedere con le conoscenze scientifiche dell’Ellenismo, ma che appartengono invece alla Rivoluzione Scientifica. “Purtroppo non è rimasto nulla dei suoi studi e dei suoi scritti, per cui ho potuto permettermi qualche libertà da questo punto di vista. Ma è un peccato che non sia rimasto niente.” (Maria Pia Fusco, 20.04.2010, Agorà. Amenàbar: “Il martirio di Ipazia è un’accusa contro l’intolleranza”, la Repubblica).

Attribuendole delle verità che mai la studiosa avrebbe potuto affermare, il regista rende immediatamente evidente il falso, trasformando così un brillante contributo alla scienza in qualcosa di straordinario, conferendo all’intera vicenda un sapore più gustoso per gli amanti del grande schermo. Scegliendo nello specifico le scoperte di Galileo e Keplero, Amenàbar decide di trattare degli argomenti conosciuti anche dai meno acculturati, rendendo l’opera accessibile ad un pubblico molto ampio.

Nel film Ipazia è un’insigne maestra del Sistema Tolemaico, che all’epoca si stava consolidando a scapito di tutte le altre teorie formulate, e riflette con i propri discepoli su quesiti che sarebbero poi stati risolti solo durante la Rivoluzione Scientifica. Rielaborando le teorie di Aristarco e intuendo l’esistenza del principio d’inerzia, il primo a teorizzare un sistema eliocentrico, l’Ipazia del film ipotizza che la Terra gira intorno al Sole e, mediante il cono di Apollonio, intuisce la forma ellittica delle orbite dei corpi celesti. Il regista lascia inoltre intendere che, se la studiosa non fosse stata uccisa, il modello astronomico di Keplero sarebbe stato anticipato di 12 secoli.

La filosofa riflette inoltre sulla possibile esistenza di altri mondi oltre a quello terrestre. Dimostrando di possedere una visione dell’universo e dell’esistenza umana molto simile a quella contemporanea, caratterizzata da una sensazione di smarrimento nei confronti del caos dell’esistenza. Un tale approccio può anche essere dovuto ai considerevoli mutamenti politici in atto in quel periodo.

Il regista a mio parere avrebbe dovuto elaborare più accuratamente l’aspetto scientifico-filosofico del film. Come avrebbe potuto infatti Ipazia anticipare Galileo senza effettuare alcuna osservazione empirica dell’universo? E una volta giunta alle sue stesse conclusioni, perché non considera il suo modello una speculazione su cui discutere con gli altri filosofi? Dopotutto non possedeva un cannocchiale per scrutare la volta celeste e l’astrolabio di sua invenzione non era sufficiente per dribblare i maestri del Seicento.

Mi rendo conto che ipotizzare che la bella Ipazia avesse anche inventato il pensiero scientifico sarebbe risultato eccessivo, ma mi stupisco che il regista non abbia percepito la necessità di ipotizzare con quale approccio filosofico la scienziata del film si sia relazionata con le sue stesse teorie.

Mi sorprende inoltre che il regista non abbia affrontato le implicazioni filosofiche della teorizzazione di un sistema eliocentrico con orbite ellittiche sulla percezione dell’universo. Prima delle straordinarie intuizioni di Keplero, l’umanità era abituata ad immaginare l’essere come una meccanismo perfetto costituito da forme perfette: stiamo parlando di sfere e circonferenze, figure dotate di un solo fuoco. Considerando le orbite dei corpi celesti come degli imperfetti ellissi, i fuochi da prendere in considerazione diventano due, di cui uno solo è occupato da una stella; l’universo geometrico e finito di Tolomeo si trasforma così in un enorme entità informe e priva di centro, dove la Terra occupa solo una posizione marginale.

“Mi si spezza il cuore senza un centro” afferma un’emozionatissima Ipazia nel corso dell’elaborazione della rivoluzionaria teoria, descrivendo lo smarrimento che devono aver provato gli scienziati del ‘600 scoprendo di non essere altro che degli insignificanti puntini dispersi nell’universo. Ci sarebbe piaciuto molto fantasticare su quali avrebbero potuto essere le teorie filosofiche formulate da uno studioso alessandrino sulle basi di scoperte scientifiche dell’età moderna, purtroppo il regista non era affatto interessato ad approfondire tale argomento.

Il regista si è inoltre dimenticato di menzionare il fatto che Ipazia non era soltanto un’eccellente astronoma, ma era anche a capo della scuola neoplatonica presso la biblioteca della città. Si tratta di un’omissione tutt’altro che trascurabile, considerando che avrebbe permesso di giustificare l’importanza di Ipazia nella biblioteca senza appellarsi a scoperte scientifiche effettuate 12 secoli dopo la sua nascita.

Mi rendo conto, caro Amenàbar, che preferisci l’astronomia alla filosofia, ma avresti dovuto cercare di accontentare un po’ tutti, affrontando entrambi gli argomenti!

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Intenso / 14 Luglio 2013 in Agora

Bello e coinvolgente.
Illustrazione romanzata del momento in cui hanno tolto la parola alla donna e alla cultura antica. Come non commuoversi alla scoperta dei movimenti ellittici dei pianeti e alla successiva messa in silenzio?