Affetti & dispetti (La nana)

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Affetti & dispetti (La nana)

Dopo vent'anni di servizio costante presso la stessa famiglia come cameriera tuttofare, Raquel sta attraversando un periodo buio: stanca, oberata da una mole di lavoro sempre più pesante, è diventata intrattabile nei confronti di tutti i membri del nucleo famigliare a cui è molto affezionata. Nel tentativo di offrirle un appoggio, i suoi datori di lavoro provano ad affiancarle delle colleghe, creando solo più scompiglio.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: La nana
Attori principali: Catalina Saavedra, Claudia Celedón, Andrea García-Huidobro, Mariana Loyola, Alejandro Goic, Delfina Guzmán, Anita Reeves, Luis Dubó, Agustín Silva, Juan Pablo Larenas, Luis Wigdorsky, Claudia Paz, Agustín Moya, Javiera Toledo, Gloria Canales, Claudia Hidalgo, Marcia Pavez, Marcelo del Campo, Vanesa Grun, Carlos Hurtado, Mostra tutti

Regia: Sebastián Silva
Sceneggiatura/Autore: Pedro Peirano, Sebastián Silva
Fotografia: Sergio Armstrong
Produttore: Gregorio González, Gregorio González, Issa Guerra, Edgar San Juan
Produzione: Cile, Messico
Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 97 minuti

Dove vedere in streaming Affetti & dispetti (La nana)

. / 23 Febbraio 2017 in Affetti & dispetti (La nana)

Le attrici più brutte della terra hanno girato questo film ma tutto cio viene compensato da una recitazione altissima. Un film privo di quella patina hollywoodiana , un film dell’anima.
Una domestica calata talmente tanto nel suo ruolo da raggiungere quasi la sociopatia. Premio come migliore attrice al Sundance festival 2009.

Scene di lotta di classe / 2 Dicembre 2015 in Affetti & dispetti (La nana)

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ho apprezzato molto la struttura del film, poiché essa si basa essenzialmente sugli equilibri psicologici complicatissimi esistenti tra i personaggi in scena.

Raquel è una donna (dall’età indefinita: tra i trenta e i quarantacinque anni, difficile dirlo) che ha sviluppato uno strano senso di appartenenza al nucleo famigliare presso cui presta servizio come domestica da oltre vent’anni: ha cresciuto i quattro figli di una benestante coppia borghese, svolgendo i lavori più disparati, spesso addossandosi precise responsabilità (come la qualità dell’alimentazione dei bambini) probabilmente neppure richieste in maniera specifica.
Insomma, Raquel ha degli obblighi “contrattuali” che, però, sono ampiamente travalicati dai sentimenti che prova per i suoi “padroni”: il suo non è più un semplice impiego e non solo per via del numero di anni che ha trascorso con questa famiglia.
Raquel ha sviluppato un senso del possesso che rischia di sconfinare nella patologia, quando si rende conto che, per motivi di svariata natura, sta perdendo il controllo delle persone a cui si è affezionata. La figlia maggiore della coppia, in particolare, diventa l’oggetto delle sue piccole cattiverie: Camila è quasi una donna, studia, ha un carattere forte e, soprattutto, un ragazzo. Raquel non ha più alcun rapporto con lei che esuli da quello della serva, come la stessa ragazza, in un accesso d’ira, con sincera cattiveria, le grida dietro. Così sta per accadere con Lucas, il figlio di mezzo, pronto ad entrare nella piena adolescenza. Solo i due bambini più piccoli “danno retta solo a lei”, perché ancora privi di identità e di concreta volontà.

La qualità del film del cileno Sebastián Silva sta nel mettere in scena con uno stile venato da una forte ironia nera, a tratti quasi documentaristico, la vita fatta di orizzonti stretti e di routine avvilenti di una donna che non sembra trovare alcun gusto nella vita se non in funzione dell’appagamento dei bisogni delle persone a cui presta bruscamente i propri servizi.
Risulta interessante anche vedere come la famiglia si rapporta a lei: per quanto disponibili nei suoi confronti e spesso perfino amorevoli, i datori di lavoro di Raquel la trattano, in effetti, volontariamente o meno, come una subordinata, non si scappa.

La fortuna di Raquel è quella di incontrare una persona che, senza filtri mentali di sorta, le permette di comprendere che ha smarrito il filo della propria esistenza e che è giunto il momento di dare un valore a sé stessa e al proprio tempo.
Nel frattempo, con l’avvicendarsi di domestiche “di supporto” indesiderate, ne succedono di cotte e di crude: la bravura di Silva risiede proprio nella capacità di mettere in scena situazioni altrimenti drammatiche con spirito quasi goliardico (la cacciata del gatto, la risolutezza della seconda cameriera, ecc.).

Decisamente promosso.

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23 Dicembre 2012 in Affetti & dispetti (La nana)

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Questo è un film cileno che ha fatto successone al Torino Film Festival, a cui non c’ero l’anno scorso (sniff, sob), e anche in un sacco di posti altrove.
É una storia di interni, la casa dove vivono i protagonisti, una famiglia benestante e progressista della borghesia cilena con la loro cameriera tuttofare, su cui s’accentra tutto. Il film finisce per essere sia un’analisi su quella che inevitabilmente diventa una dialettica servo-padrone (ma che ca**o sto dicendo?) sia uno scavo nell’animo della protagonista, talmente calcificata nel suo ruolo da non lasciare più entrare niente e nessuno, che siano persone o emozioni, in quella che è la sua routine. Notare che il regista ha fatto in modo di girare il tutto nella casa in cui è cresciuto.
Raquel è una quarantenne proprio brutta e, vivendo lì da vent’anni, conosce tutti i segreti della casa, di ogni componente così come dell’aspirapolvere, è una colonna portante, nonostante il suo basso rango. Sta muta e lavora. Ma il lavoro finisce per sopraffarla, e i suoi momentanei problemi di mal di testa e svenimenti costringono la madre di famiglia, che pure le vuole un monte così di bene, a cercare un’altra inserviente da affiancarle. Non l’avesse mai fatto, qua si teme che il film viri all’horror e che la nana dia fuoco a tutta la casa con le persone dentro. Raquel disinfetta tutto quello che le nuove venute toccano, le chiude fuori casa fingendo di non accorgersene, una porta un gatto e ma lei lo scaglia fuori dal recinto. MEEEEEEEOW!
Sfugge un po’ perché la madre di famiglia le perdoni qualsiasi cosa, ok che è una di famiglia ma dei limiti mi sa che ci sono e son prima. Alla fine arriva finalmente una cameriera che riesce a sfondare il muro chiuso di Raquel, estraendola a forza a vivere di nuovo, ridere, sorridere, cinguettio di uccellini, felicità, lalalà. La dimostrazione vorrebbe essere che ritornare a correre, molto alla fine, si può. Non so se crederci ma l’intento è lodevole 🙂

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