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Ad Astra

/ 20196.2141 voti

Più pregi che difetti / 19 Dicembre 2019 in Ad Astra

A volte l’elenco dei difetti di un film è più lungo di quello dei pregi, eppure il bilancio finale è positivo. È il caso di Ad Astra, che di cose che non funzionano ne ha molte. Alcuni snodi narrativi fondamentali non hanno molto senso: perché inviare McBride su Marte e non il suo messaggio, da ritrasmettere a Nettuno, visto che le comunicazioni con la Terra sembrano funzionare? Perché la direttrice della base gli consente di imbarcarsi sulla nave in partenza? Alcune episodi secondari – i pirati lunari (!), la base norvegese – non sembrano molto convincenti, e funzionano solo da distrazione. Una scena, quella dell’intrusione a bordo della Cepheus, ha risultati che rasentano la comicità involontaria, o almeno la tragicommedia. Più seriamente, l’incessante monologo interiore del protagonista confonde lo spettatore e sembra supefluo, visto che il conflitto interiore di McBride è spiegato fin troppo dettagliatamente dal minuto 46, in quello che un critico forse un po’ troppo severo – o forse no – ha definito come un esempio di pop psychology. La follia di McBride padre sembra un espediente narrativo molto a buon mercato. Il finale è fin troppo edificante.

I lati positivi cominciano con una scena iniziale potente, originale ed emozionante. Proseguono con gli ottimi effetti speciali, privi degli svarioni di fisica elementare di Gravity (che comunque il regista cita una volta – c’è anche una citazione abbastanza evidente da 2001). Molto apprezzabile l’assenza di qualsiasi retorica, anche visiva: si noti l’aspetto dimesso, molto vissuto delle astronavi e delle basi spaziali, e la frecciata agli eccessi commerciali dei futuri voli di linea per lo spazio (125 dollari per una coperta e un cuscino!); forse c’è anche una molto velata ironia verso certe forme di religiosità (la preghiera del capitano della Cepheus prima di partire per la Vesta). Misurati gli accenni distopici, come le continue valutazioni psicologiche.

Ma ciò che dà più forza al film è – mi pare – la recitazione di Pitt, minimalistica ma molto efficace nel rendere un protagonista la cui freddezza quasi inscalfibile è sì in parte l’effetto di un mascheramento, a sé e agli altri, di un disagio interiore, ma è anche segno di una right stuff, un eroismo autentico e quieto che salva la situazione più e più volte, o almeno ci prova – sulla torre all’inizio, sul rover lunare, sulla Vesta, sulla Cepheus in atterraggio. Tra gli altri interpreti segnalerei il veterano Donald Sutherland, con il suo personaggio ironico, ambiguo, sofferente.

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“Attendo il giorno in cui finirà la mia solitudine” / 6 Ottobre 2019 in Ad Astra

Più che un film di fantascienza tratta di un viaggio alla ricerca di se stessi, per questo coloro che si aspettavano un film d’azione/avventura sono rimasti delusi.
A me il film è piaciuto, tecnicamente e visivamente è sontuoso (la fotografia è un qualcosa di meraviglioso), è un film molto introspettivo, filosofico, riflessivo, un film che invita lo spettatore a riflettere su se stesso, sulla vita, sul rapporto con le persone a lui più care e vicine, un film per me poetico e ricco di tante sfumature legato a doppio filo a un’interpretazione magistrale e intensa di Brad Pitt.
Mi rendo conto però che molti dal trailer si aspettassero tutt’altro.

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Verso l’infinito e oltre / 30 Settembre 2019 in Ad Astra

Buon film di fantascienza con Brad Pitt.
In un futuro non troppo lontano, il Sistema Solare viene colpito da misteriosi picchi di energia che minacciano la vita sulla Terra. Dopo un incidente dovuto proprio a questi picchi, il maggiore Roy McBride (Brad Pitt) viene convocato dal Comando Spaziale Statunitense. Il motivo è semplice: sembra che le ondate provengano da Nettuno e precisamente dalla base del Progetto Lima che era data per scomparsa 16 anni prima. A capo del Progetto Lima c’era il famoso astronauta Clifford McBride (Tommy Lee Jones), ovvero il padre di Roy.
Roy viene incaricato di raggiungere Marte per poter inviare un messaggio al padre, sperando in una risposta.
Il film esplora lo spazio (bellissime le scene sulla Luna e su Marte) ma anche il rapporto padre-figlio con il padre che ha “abbandonato” il figlio per dedicarsi solo al lavoro e alla sua missione.
Poche scene d’azione anche se abbastanza spettacolari; l’attacco dei pirati sulla Luna, il soccorso alla nave spaziale durante il viaggio per Marte. Alcuni momenti invece molto rallentati, in cui si rischia un po’ di noia (ma sono pochi attimi).
Non mi esprimo sulla veridicità di alcune situazioni, essendo poco esperto in materia; nel resto del cast d citare Donald Sutherland che accompagna Roy nel viaggio sulla Luna, Ruth Negga è Helen la donna su Marte figlia di un uomo del personale della base del Progetto Lima, Liv Tyler è Eve (la moglie di Roy),

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