16 Recensioni su

A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

/ 20126.8309 voti

ottimo / 20 Aprile 2020 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

gran bel film, Sollima uno scorcio di luce nel buio pesto del cinema italiano.

(In)Giustizia sociale / 28 Agosto 2017 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

L’opera prima di Sollima è il racconto di un’Italia divisa inequivocabilmente in due.
Da un lato c’è un mondo fatto di apparenze e utopie, dall’altro la dura realtà quotidiana. La “linea di divisione” è la mancanza di Giustizia Sociale.
In ACAB tutti sono alla ricerca di Giustizia.
Dal giovane poliziotto Adriano Costantini (il tristemente famoso , ai più per la cronaca giudiziaria , Domenico Diele), ragazzo della periferia disagiata romana, ardente “vendetta” dopo lo sfratto impostogli dal Comune di Roma nonostante il regolare alloggio popolare (..occupato) a cui lui e la madre avrebbero diritto, al Cobra (Favino al top!) , un capo-reparto fascista “fino al midollo” , desideroso di “appagare” la sua fame idealistica mediante “manganello e olio di ricino”, passando per il Negro (eccellente Filippo Nigro), padre e marito separato che , conscio di aver perso l’unica cosa a cui teneva realmente , non esita a sfogare la sua “frustrazione” mediante l’onnipotenza della violenza, o Mazinga (sottotono Giallini), dei quattro il più coscienzioso e stanco delle lotte continue, alla ricerca di equilibrio nella sua famiglia “rotta” dalle diseguaglianze sociali.
Sarà però il giovane poliziotto il fulcro nevralgico della riflessione di Sollima: infatti, una volta scoperto che la Giustizia non risiede nella “divisa”, sarà proprio lui a porgere la domanda cardine allo spettatore: la giustizia esiste? e qualora esista è uguale per tutti?
Il figlio del compianto Sergio lascia quindi la decisione allo spettatore, facendo , forse, la scelta più giusta nell’affrontare un tema di così complessa portata.

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A.C.A.B.: la guerra tra poveri. / 31 Ottobre 2014 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Film a suo modo coraggioso, ma che mi è parso troppo didascalico e impegnato, suo malgrado, nel giustificare tutto e tutti. Comprendo la difficile posizione “sociale” e morale della pellicola e del regista, ma sono rimasta perplessa. Diversamente da quanto accade in altri lavori di Sollima, per esempio, l’ambiguità dei personaggi è meno cesellata, nonostante alcuni di loro siano profondamente ambivalenti (Cobra su tutti, ovviamente).
Ottimo Favino (nota da fan di Romanzo criminale: il Libanese del film incontra er Bufalo della serie!), bravi gli altri attori.

Il film, per quel che mi riguarda, ha comunque raggiunto un obiettivo preciso: dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, anche alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni (vedi, scontri polizia-operai), che l’Italia, attualmente, non è una Repubblica fondata sul lavoro, ma sulla guerra tra poveri.

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10 Dicembre 2013 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Basato sull’omonimo romanzo, un’opera ben fatta, di grande intensità con intreccio narrativo ben costruito e denso di violenza fisica e morale. Per i poliziotti non c’è condanna né assoluzione.

15 Ottobre 2013 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

A parte il dialetto romano che non sopporto davvero più,per il resto ho trovato questo film davvero ben fatto. Gli attori sono molto bravi e mi è piaciuta anche la regia. Molto ben confezionato aiuta a capire che la ragione non sta mai completamente dalla stessa parte.
All cops are bastards ma anche i tifosi non sono da meno!

Il cinema che vogliamo / 17 Maggio 2013 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Cobra, Negro, Mazinga. Diretto da Stefano Sollima, ACAB è la storia di questi tre celerini. Un mezzo pugno nello stomaco per quello che racconta ma una boccata d’aria, uno spiraglio di luce per il cinema italiano.

Da una parte, infatti, ci troviamo di fronte a un film dove la macchina da presa esce per le strade e non si limita a vagare per le ormai famigerate “due stanze e cucina”. Dall’altra, un film che fa a meno di quella finta autorialità ormai tanto, troppo in voga per ripartire, invece, da quel cinema che viene detto “di genere” e in cui Sollima esprime se stesso meglio di tanti cosiddetti autori.

ACAB è un film che torna a raccontare la realtà: una realtà che non è fatta di personaggi chiusi in casa a struggersi su ciò che gira attorno al proprio ombelico, ma di personaggi (interpretati alla grande da Favino, Nigro e Giallini) che devono, per forza di cose, uscire, confrontarsi e scontrarsi con un mondo che, da una parte e dall’altra, li umilia, li odia, li calpesta.

Perché loro sono celerini, guardie, servi. Dalla vicenda della scuola Diaz (“la cazz**e più grande della nostra vita”, la definisce Mazinga), alle morti dell’agente Raciti, del tifoso Gabriele Sandri e di Giovanna Reggiani, sono i primi a subire sulla propria pelle le conseguenze, ritrovandosi spesso ad essere vittime del loro stesso cameratismo, pure così necessario (“Ci sono solo i tuoi fratelli”, dice Cobra sotto processo), tra eccessi nazionalistici e pressioni violente che possono sfociare solo in altra violenza.

E poi, la mitologia del celerino. Fatta di simboli veri e propri come gli scudi antisommossa, i caschi, i manganelli. Tutti elementi cui Sollima dedica spazio nei titoli di testa, sulle note di Seven Nation Army, per dare il via a una narrazione rarefatta ma di grande forza drammatica.

Sollima mette in scena figure a tutto tondo, ne comprende i disagi, spiega la violenza senza mai giustificarla. Un film diretto, d’impatto, dove diventa importante persino l’uso dell’inflessione romanesca, libera dalla connotazione comica e lingua invece di chi deve affrontare la realtà a muso duro.

Se tutto questo possa essere un tassello su cui ricostruire, o solo un lampo nel buio, questo ancora non lo sappiamo né possiamo dirlo. Noi speriamo che il cinema nostrano possa ripartire da qui.

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L’altra faccia della medaglia / 26 Aprile 2013 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Premetto il dire,che non amo i film italiani; però Acab è il primo film che intraprende la non facile e spinosa visione di un membro del corpo di polizia,durante le situazioni rischiose.
Lascia libera interpretazione al pubblico,si limita a dire come stanno le cose, Favino l’ho trovato fantastico.
Ma è un film da un certo peso,che non sempre è facile da “digerire”.
Voto 7

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9 Marzo 2013 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Ho visto ACAB subito dopo aver visto Diaz e, di conseguenza, l’ho trovato un po’ banale e sempliciotto. Di per se è coinvolgente e tocca un argomento critico e “caldo” italiano però manca qualcosa. Entrano in scena anche le vite private dei protagonisti, tre poliziotti della celere di Roma, quasi – a tratti – a fare da giustificazione al comportamento, inevitabilmente brutale, che questi hanno sul lavoro. Entrano ogni tanto riflessioni dei tre sulla violenza che usano quotidinamente – c’è tra l’altro un accenno proprio all’irruzione alla Diaz, decontestualizzata e che poteva anche benissimo non esserci – che ti fa pensare ad un fondo di coscienza che si ribella. Ma alla fine il film rimane asettico, quasi documentaristico, con un finale buonista che lascia perplessi, anzichè speranzosi come forse la regia auspicava. Mah… Se volete un film vero sul tema polizia e violenza scegliete “Diaz”, senza alcun dubbio.

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Un film che fa luce sulla natura dell’ uomo che veste la divisa del poliziotto. / 18 Settembre 2012 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Bel film che analizza il corpo della polizia nei due aspetti, quando sono in divisa e non. Davvero un buon film. Ottimi gli attori a dare drammaticità ai personaggi interpretati !

Tanta violenza… tanta noia… / 17 Settembre 2012 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Argomento non facile e duro da raccontare ma neanche poi così originale. C’era bisogno di quest film? Non saprei. Gli attori bravissimi tutti, nessuno escluso. Ma è la storia che alla fine è sempre la stessa. Violenza causata dal degrado della società, violenza contro gli extracomunitari. Niente di nuovo, purtroppo senza soluzione, come nella realtà. Una cosa positiva c’è: dura meno di 90 minuti.
Bocciato!

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16 Agosto 2012 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Film piuttosto riuscito e una volta tanto un prodotto made in Italy facilmente esportabile all’estero. Ripercorre in maniera un po’ didascalica ultimi noti avvenimenti di cronaca cadendo però spesso nella trappola dei luoghi comuni. Comunque un film che merita la sufficienza.

A.C.A.B. / 30 Marzo 2012 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Parto subito dicendo che in genere non guardo molto cinema Italiano. Sono un po prevenuta purtroppo. Ma ogni tanto, se capitano titoli che in qualche modo mi ispirano, mi ci butto. Questo è stato il caso di A.C.A.B. e devo dire di essere contenta di averlo visto. L’idea di un film che parlasse di questo corpo di polizia su cui si hanno sempre opinioni un po pesanti, mi ha spinta al cinema per vedere cosa si volesse raccontare. Non avevo letto molto della trama quindi avevo paura che potesse essere un film buonista, dove la gente viene dipinta un po troppo eroicamente. Mi sbagliavo completamente. E’ un film estremamente realistico e molto duro e cattivo, come può essere la vita.
La storia raccontata è quella di un gruppo del Reparto Mobile, di celerini, che si muove nella Capitale. Nel gruppo arriva un ragazzo nuovo che subito deve confrontarsi con vecchie ideologie e una versione un po distorta di ordine pubblico. I componenti hanno tutti i loro problemi. Chi non riesce a comunicare con il figlio, chi sta attraversando un divorzio, chi lo sfratto da casa e chi ha i suoi problemi con la giustizia. Questi uomini si muovono nel loro lavoro e nella vita con rudezza. E a volte ci si chiede se è stato il lavoro a renderli così o se hanno scelto quel lavoro proprio perché erano così, un modo per sfogare la loro animalità. Un po fascisti, un po violenti e molto camerateschi e compatti tra loro, pronti a coprirsi nel momento in cui ci scappa l’errore. Persone che possono contare solo gli uni sugli altri, che devono potersi fidare ciecamente di chi gli copre le spalle quando le cose si mettono male. Ragazzi che si vedono stretti tra lo Stato e l’odio che la comunità prova per loro. Ragazzi mal pagati, odiati da tutti, poco addestrati ed equipaggiati male, che vengono lanciati in un mondo di violenza dove l’unico modo di comunicare diventa la paura e la violenza stessa. Perché la violenza non è solo nel loro lavoro, ma in tutta la società che li circonda, con la miseria, è in tutte le vicende che affrontano.
In quei momenti hai il cuore che ti batte forte, l’adrenalina che ti sale a mille, la testa che ti rimbomba dentro al casco, non senti niente, hai solo i tuoi fratelli accanto, solo su loro puoi contare
E il ragazzo nuovo si muove al fianco dei ‘vecchi’, dei reduci dei fatti di Genova, dei veterani, credendo nella loro volontà di giustizia che a volte si manifesta con raid privati, fuori servizio. E si vede tutto il disagio sociale e la stanchezza, si vedono le facce di chi lavora mettendosi davanti a gente che magari protesta per cause che condividono mentre altre volte si trovano davanti mandrie impazzite di tifosi da stadio che cercano rissa. Ma quando inizia a vedere la voglia di vendetta e la violenza scatenata dall’avere alle volte le mani legate ma la convinzione di fare la cosa giusta, inizia a maturare dei dubbi.
Non c’è molto altro da dire sulla trama. La camera semplicemente segue la vita di questo gruppo, in casa e sul lavoro e nei loro raid privati. E’ uno squarcio su delle vite. I personaggi vengono seguiti nel bene e nel male, senza falsi buonismi… si muove in un mondo di rabbia, incazzature, violenza e marcio. Si muove anche tra i problemi personali che a volte vengono anche accentuati da quello che i celerini si portano a casa dal lavoro, come se avessero sempre un mostro dentro pronto a esplodere. Ma è anche il contrario, uno sfogare sul lavoro i problemi della vita privata creando un circolo vizioso.
E’ ovvio che un film del genere possa scatenare grandi critiche e opinioni contrastanti. Il quadro dipinto in questo caso non è felice e non è positivo. Che si scontra stra disagio e situazioni difficili, tra degenerazione e dilemmi etici. E’ lo sguardo su un gruppo che si muove in modo poco chiaro ma non è un film che vuole condannare una sezione della polizia. E’ solo la vita di quei ragazzi. E’ un film così reale da fare male.
Un film che io consiglio di vedere, anche se può essere difficile, anche se alcuni potrebbero vederci un esaltazione e approvazione di dinamiche violente. E’ un rischio che il regista prende, decidendo di raccontare la storia in questo modo, in una pellicola che risulta cupa non solo nei sentimenti ma anche nelle atmosfere.
Ultima nota, il cast al completo ha svolto un lavoro davvero grandissimo. Come dicevo, non guardo spesso cinema italiano, quindi sono stata piacevolmente sorpresa.
Una volta mi hai chiesto perché avevo scelto questo lavoro. Volevo un lavoro onesto… e la guardia è un lavoro onesto.

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finalmente / 18 Marzo 2012 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Un bel film italiano su un argomento interessante, attuale, non scontato.
Ottima la definizione dei “ruoli” che la divisa crea.
Un film che non esprime giudizi ma lascia lo spettatore immedesimarsi.
Un film sulla paura, la povertà e l’ignoranza.

Riflettete, signori / 2 Febbraio 2012 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

Gran bel film, ben realizzato e con una regia intensa e indagatrice; ottima recitazione da parte di tutti e 4 i protagonisti, compresa la sorpresa Domenico Diele, con un Favino molto dark che dimostra di essere uno dei migliori attori italiani del momento. Film cupo sull’amarezza come compagna di vita, sulla rabbia e le differenti visioni di ciò che è giusto e ciò che va fatto. Dolente e cupo, esci dalla sala incazzato e con il dolore allo stomaco, frutto di un film che racconta fatti di cronaca reale, analizzati dall’occhio di persone che vivono situazioni al limite ogni giorno. La dimostrazione che in Italia si possono anche creare opere che si discostano dalla commedia di evasione e dalla love-story scontata sin dai titoli di testa.

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Fra rabbia e violenza / 30 Gennaio 2012 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

La storia di tre poliziotti del Reparto Mobile (comunemente noto come ‘Celere’). Sono Negro, separato dalla moglie sudamericana con una figlia che non può vedere; Mazinga, il più esperto, alle prese con il figlio ribelle; Cobra, fortemente xenofobo e fascista.
Nel gruppo entra il giovane Adriano che crede fortemente nella divisa e nella lealtà che non sempre viene rispettata nel gruppo, in cui i vari componenti si proteggono a vicenda, mascherando le loro azioni di violenza su immigrati, manifestanti e tifosi.
Sullo sfondo, episodi vari della storia italiana, dalla morte dell’ispettore Raciti a quella del tifoso Gabriele Sandri; dal G8 di Genova allo sgombero degli abitanti abusivi dagli appartamenti popolari.
Film ben girato, con una regia che trasmette tutta la violenza scritta sulla carta dagli sceneggiatori. Bella fotografia e ottima colonna sonora, fra cui spicca “Snow” dei Chemical Brothers.

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“Benvenuti nell’era della razza umana” / 30 Gennaio 2012 in A.C.A.B.: All Cops Are Bastards

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

il film ci mostra cosa vuol dire fare il poliziotto (celerino) nell’Italia del nuovo millennio che si rivela per quello che è: una discarica,una fogna a cielo aperto dove con la crisi ormai alle porte abbiamo tutto il peggio possibile,infatti vi troviamo celerini violenti e fascisti,immigrati abusivi e rompicoglioni,con l’aggiunta di spacciatori sempre più spavaldi, e poi ci sono i giovani che guidano (ovviamente ubriachi) causando incidenti stradali, all’appello non potevano di certo mancare gli pseudo tifosi del calcio, che da parte loro aspettano solo il momento giusto per insultarsi e picchiarsi con la conseguenza di scontrarsi con le forze dell’ordine,poi, per finire in bellezza abbiamo i soliti politicanti che come sempre sono incapaci di dare risposte esaustive ai cittadini sempre più sconfortati,così facendo la pellicola ci mostra un quadro a dir poco desolante del nostro bel paese,lo sapevamo già,ma vederlo al cinema narrato in un modo così efficace e convincente e anche grazie alla bravura di bravi attori che hanno le facce giuste per il ruolo fa davvero una brutta impressione,quasi niente viene in nostro aiuto, se non forse la coscienza di un giovane sbirro che sente di meritarsi un mondo migliore.
auguri

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