Solita storia di borgata / 27 Gennaio 2022 in A Tor Bella Monaca non piove mai

Marco Bocci, al suo esordio alla regia di un lungometraggio per il cinema, porta sullo schermo il suo romanzo omonimo, dimostrando velleità narrative oso dire neorealiste, nel tentativo di dipingere con immediatezza (e, purtroppo, quasi giocoforza, con molti stereotipi) i tratti caratteristici di una periferia romana.
Il risultato non mi ha convinta del tutto, forse perché mi pare che niente di particolare il film aggiunga al racconto già fatto nel tempo di questo tipo di realtà, con critiche annesse a una gestione incivile delle questioni civili.
Bocci, e qui mi scuso per il paragone non richiesto, non è Caligari.

Il regista sperimenta un po’ di ritmi e tecniche di ripresa e usa molto i droni (pure troppo), in questo caso per riprendere palazzoni su palazzoni, visualizzarne la scala fuori misura, e dimostrare che da lì, anche dal dodicesimo piano di una torre piantata nel nulla lunare di una campagna sfregiata, Roma-centro non è neppure un miraggio: non esiste proprio.
Peccato che, per quanto meritoria, l’idea di mostrare una distanza fisica, quasi tangibile, da un “mondo reale” ordinario ma apparentemente più “sano”, “giusto” e regolare sia didascalica, trita, già vista.

Gli attori sono in bolla: Libero De Rienzo è correttamente stropicciato, Andrea Sartoretti è un borgataro perfetto, Giorgio Colangeli calza come un guanto questo tipo di padre di famiglia, Antonia Liskova adeguata al ruolo (che, però, per i miei gusti, avrebbe meritato più approfondimento e qualche sigaretta-riempitiva in meno).

Nota a latere 1: qualche problema con il suono in presa diretta, alla ricerca di naturalità e immediatezza, e, di conseguenza, brandelli di dialoghi persi qui e là.

Nota a latere 2: a meno che non mi sia persa qualcosa, nel film, non si parla mai di pioggia (reale o metaforica, di quegli acquazzoni che spazzano via ogni sozzura, per intenderci). Quindi, il titolo che c’azzecca?

(Cinque stelline e mezza)

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