A volte serve un lutto per unire le famiglie / 22 Febbraio 2020 in A Sun

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

L’incarcerazione di A-he e il suo amico Cai-tou, complici dell’amputazione della mano di un ragazzo durante un regolamento di conti, da inizio alla prima parte di film che analizza il comportamento rabbioso di A-he(considerato la pecora nera della famiglia) e il suo rapporto complicato con il padre A-wen e con la madre Qin.
La seconda metà tratta il lutto della famiglia e la riabilitazione, non con poche grane, di A-he.

Chung Mong-Hong, con una regia molto pacata, una buona sceneggiatura, presente ma non soffocante, e l’ottimo lavoro di montaggio, descrive perfettamente i drammi di una famiglia del ceto medio-basso del Taiwan.
Non c’è un fotogramma buttato a caso, ogni inquadratura è motivata, i personaggi sono descritti con una certa profondità ed è quasi tangibile il distacco emotivo tra padre e figlio. Paradossale come in una storia cosi tragica faccia sempre da sfondo questo bellissimo panorama soleggiato, un contrasto impossibile da non notare e che meriterebbe un’analisi più approfondita con una seconda visione.

Memorabile la critica/non critica alle disattenzioni genitoriali che concentrati troppo su un figlio inavvertitamente ne ignorano un altro. L’osservazione importante che anche le persone che esternano poco e a cui, apparentemente, non manca niente, in realtà soffrono e forse anche più degli altri, proprio perché nessuno se ne preoccupa convinto che stiano bene.
Il dolore è la chiave di volta del film, perché se il dolore li ha divisi è anche vero che allo stesso modo li ha fatti ricongiungere con più consapevolezza, rendendoli persone migliori.

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