Recensione su Solo: A Star Wars Story

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Solo: A Star Wars Story
Regia:

Solo: A (Non) Star Wars Story / 31 Maggio 2018 in Solo: A Star Wars Story

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Sin dal principio questo film non si dà un’identità.
Rogue One aveva azzeccato la partenza, senza lo scroll di sinossi tipico della galassia lontana lontana, qui invece Ron Howard sceglie una via di mezzo, due frasi messe li che, nel pieno contesto dell’intero film, alla fine valgono davvero poco.
Il giovane Han e la sua compagna Qi’Ra riescono ad ottenere una piccola quantità di coassio, abbastanza da poter corrompere una guarda imperiale e sfuggire dal proprio pianeta, ma le cose vanno storte e la ragazza rimane prigioniera, mentre Han la guarda venir portata via dall’altra parte della barricata. Così decide di arruolarsi per l’impero (SAY WHAAAAT?) per diventare pilota, ma non è la cosa più sbalorditiva: il suo cognome, Solo, viene scelto dal tizio dell’accettazione, deciso così su due piedi.
Ora, io non ho letto tutti i romanzi e guardato tutte le serie animate, ma mi riesce davvero difficile accettare questa cosa.
Bando alle ciance, sul fronte stile prima guerra mondiale Han fa la conoscenza di Beckett, un finto ufficiale dell’impero che vuole rubare un trasportatore per una rapina.
Han si fa arrestare, e così conosce Chewbacca: la “bestia” vuole dapprima ucciderlo, ma Han parla un po’ della sua lingua e lo convince ad evadere: simpatico.
I due corrono e riescono a raggiungere Beckett e la sua combriccola, diretti ad un treno merci pieno di coassio, materiale che Beckett deve rubare per conto di Dryden Vos. Le cose vanno male, il gruppo non riesce nell’intento e tornano da Vos a mani vuote.
Qui, Han ritrova Qi’Ra, che nel frattempo è diventata il braccio destro del super-cattivo.
Come risarcimento, il gruppo deve a Vos del coassio e l’unico posto dove si può trovare senza incappare nell’impero è Kessel, ma serve una nave abbastanza veloce poichè il coassio non raffinato tende ad esplodere.
E chi ha una nave veloce? Lando Carlissian, conoscente di Qi’Ra.
Han lo sfida a carte convinto di vincere, mettendo in palio la nave.
Le cose non vanno bene (di nuovo?!) ma alla fine riescono a partire, accompagnati da Lando e L3, un droide sindacalista.
Su Kessel riescono a raggiungere il coassio, ma fuggendo le cose non vanno bene (e c’abbiamo fatto il callo) così Han è costretto all’impossibile: tracciare una nuova rotta e sfuggire dall’impero. Ma la nave è attirata da un buco gravitazionale, così Beckett inserisce una piccola goccia di coassio nel reattore, e in pieno stile Nos di fast & furious si scappa via e si fa la rotta di Kessel un quarto di miglio alla volta ehm cioè volevo dire, in 12 parsec (e ce ne vogliono almeno 20, dice Lando).
Arrivati a destinazione, il finale del film. Piuttosto convulso, piuttosto confuso, ribaltamenti di fronte quasi non necessari e tradimenti a go-go.
Per non parlare del cammeo di…lo volete sapere? è uno spoiler bello grosso. Va bene, ve lo dico: Darth Moul. Che non è morto. O meglio, lo sarà, sempre per mano di Obi-Wan. Ma non è morto nell’episodio 1. E tocca vedere la serie animata per scoprirlo.
Insomma, questo film è un grosso pastrocchio messo li per teasare una trilogia su Han Solo, un film delle origini che spiega più o meno tutto quello che c’è da sapere su Han: come ha conosciuto Lando, come ha preso il Falcon, come ha fatto la rotta di Kessel in 12 parsec, come ha conosciuto Chewbacca, come è arrivato su Tattooine. E però non dice molto altro: lasciando intendere che ci saranno dei seguiti, più o meno voluti, più o meno attesi.
Alden Ehrenreich riesce nell’arduo compito di dipingere un giovane Han che è diverso da quello che conosciamo, e tutto sommato fa un buon lavoro.
Donald Glover è un ottimo Lando Carlissian, forse quello perfetto.
Gli altri attori fanno il loro compito, senza grossi picchi d’entusiasmo.
In sè il film non è da buttar via, è abbastanza piacevole e spensierato, ma non è un vero film di Star Wars, almeno per come la vedo io. Rogue One era stata un’altra cosa, di un altro pianeta. Gli spin-off sembravano su una buona strada, questo di Han potrebbe portare la Disney a rivedere le sue aspettative, cercando di lavorare meglio sui prossimi e magari senza distruggere un progetto in corso e cambiandolo strada facendo.
In conclusione, Solo: A Star Wars story è un buon film, a tratti divertente, con un’ottima parte centrale su Kessel che è l’apice del film. Poi si perde un po’, ma non è tutto da buttar via.
Il cast è buono, diamogli una seconda chance. Perchè credetemi, ci sarà.

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