Recensione su Camera con vista

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British Style / 10 Maggio 2016 in Camera con vista

Delicata ed elegante trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Edward Morgan Foster, A Room with a View descrive un mondo, quello dell’alta società britannica di inizio Novecento, appena uscito dall’età vittoriana e quindi sessualmente represso e ancora legato ai retaggi dell’Ottocento.
Diviso nettamente in due parti, il viaggio in Italia e il ritorno in Inghilterra, il film mantiene un ritmo pacatamente costante per tutta la durata, con meravigliose location (la Firenze che incanta gli stranieri) e scenografie.
La regia di James Ivory non invade il campo ad una sceneggiatura impeccabile, che si aggiudicò uno dei tre oscar vinti dalla pellicola.
Il barocchismo dei titoli di testa e dei cartelli che annunciano i cambi di scena può apparire esagerato, ma è in fin dei conti in linea con l’eleganza della pellicola, che si fregia anche di musiche di sicuro effetto come l’aria O mio babbino caro tratta dal Gianni Schicchi di Puccini e cantata dal soprano di origine maori Kiri Te Kanawa.
Un Daniel Day Lewis che si preparava a diventare uno dei più grandi attori del cinema mondiale, – sicuramente tra i più grandi della sua generazione – non ruba la scena all’esordio sul grande schermo di una giovanissima Helena Bonham Carter.

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