Più forte della morte è l’amore / 13 Marzo 2015 in Scala al paradiso

Caposaldo della commedia romantica e fantastica made in Britain, connette vita terrena e aldilà alla stregua del coevo “La vita è meravigliosa” di Capra. Sul finire si trasforma in un singolare legal fantascientifico mettendo su qualche chilo di troppo di retorica, pensata per cementare l’alleanza angloamericana.
Powell e Pressburger chiedono la complicità dello spettatore nel loro gioco tra realtà parallele, facendo uso di vari stratagemmi tra cui il fermo immagine (a cui si sostituisce talvolta il vano tentativo di “stare immobili” degli attori, oggi piuttosto buffo da vedersi), l’alternarsi di bianconero e colore, ricorrendo talvolta all’interpellazione, definita anche “punto di incandescenza”, cioè quello strappo al tessuto della finzione che fa rendere conto lo spettatore dell’artificio cinematografico; ad esempio, l’effeminato custode celeste interpretato da Marius Goring si troverà a sospirare ad un certo punto, carezzando una rosa: “Ah se ci fosse il technicolor anche lassù…Siamo tutti così palliducci!”
Questa pellicola procede in calando: l’ incipit è folgorante, con la sequenza indimenticabile del corteggiamento via radio ad opera del pilota britannico Carter (un bravissimo David Niven) nei confronti della radiotelegrafista americana (una onesta Kim Hunter) prima dell’inevitabile schianto. Anche la parte centrale è di livello grazie all’entrata in scena dell’istrionico, eccezionale Roger Livesey. Sul finale invece si sdrucciola abbondantemente nel melodrammatico (nonostante l’entrata in scena di Raymond Massey, a me sempre gradito) anche se, tutto sommato, quando l’amore vince sulla legge naturale non si può che esser soddisfatti.

Leggi tutto