Recensione su A History of Violence

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Inopportune tracce di fumetto / 31 Maggio 2018 in A History of Violence

C’è sempre da camminare sulle uova quando parli di un film di Cronenberg, amatissimo maestro del body-horror che ha voluto cimentarsi in almeno un buon paio di thriller canonici. Questo è uno tra i titoli più popolari, in quanto si avvicina al mainstream senza tradire il tocco autoriale del regista, un po’ di grand guignol e l’ingombrante allegoria di fondo, uno svisceramento dell’american dream nel culto della legittima difesa, le ombre di un passato incancellabile, etc.. Ebbene, posto che di un buon film si tratta, rimango tuttavia un po’ deluso da alcune inspiegabili attaccature al trito e ritrito. Esempio piccolo: il bulletto di periferia che coglie pretesti infantili e si sgonfia alla prima reazione, visto milioni di volte. Esempio più grande: il grossolano errore della stratificazione dei cattivi; se parti con una coppia di efferatissimi serial-killer, logico aspettarsi che poi c’è un pesce ancora più grande, e poi ce n’è uno più grande ancora, in un improbabile aumento esponenziale della ferocia che rischia facilmente di far cadere nel ridicolo l’ultimo dei villain. Così accade in effetti con John Hurt, quasi a disagio nel trovarsi a gestire un personaggio troppo fumettistico per una storia così cruda (non dimentichiamo che alla base del film c’è in effetti una graphic novel). Viggo è sempre straordinario, ma attorno a lui il cast famigliare non brilla per niente (Maria Bello non è certo Naomi Watts).

1 commento

  1. ubik / 31 Maggio 2018

    Questo è un altro regista di cui ho perseguito l’intera filmografia (almeno da Scanners in poi) e fanno 15 film finora!
    I miei “intoccabili” sono Dead Ringers (Inseparabili), La mosca e M.Butterfly. A History of Violence è un po’ al di sotto, ma comunque un buon film secondo me; mi pare di avergli dato 7 anch’io…

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