Recensione su A History of Violence

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6 Ottobre 2012

Una pellicola carica di una potenza emotiva non indifferente, capace di trascinare lo spettatore dentro il dramma familiare degli Stalls come se fosse il proprio.
Una vita apparentemente normale stravolta da un episodio, che costringe a scavare in un passato torbido, rimosso ma sempre in agguato.
Il tema della violenza latente (non solo di Tom, ma anche di suo figlio), dell’animalità degli uomini (che si sfoghi con il sesso o con la violenza stessa), delle seconde chance e delle delusioni familiari, rendono questo film pregno di significati.
Unica, piccola, nota stonata il quadretto mieloso della prima parte, che da un lato funge perfettamente da surreale quiete che una volta tanto anticipa anzichè seguire la tempesta, ma dall’altro lato risulta un tantino indigesto.
Quanto alla regia, Cronenberg trova il tempo per dilettarsi con qualche bel piano sequenza (interessante quello iniziale) e una serie di scene tutto sommato esplicite e di primi piani da splatter.
Scena finale davvero magistrale, un misto di commozione, dramma umano e lieto fine. Nel gesto della bambina che apparecchia per il padre c’è il dogma religioso della convivenza familiare, c’è il perdono, c’è una saggia innocenza trascendentale.

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