Recensione su Scandalo internazionale

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20 Settembre 2011

Una commedia sufficientemente gradevole, ma di fondo assai triste: questa mestizia, sul finale, deborda senza freni.
Situazioni all’acqua di rose, in una Berlino devastata dalla guerra, in cui le donne sopravvivono come possono. Ed è questo l’elemento più disturbante, eppur vero, che Wilder non tenta in alcun modo di velare.
Il contrasto tra la deputatessa ligia al dovere ma romantica come una scolaretta, distante dalla realtà, e la cantante di night che si appoggia a uomini che possono proteggerla, di spirito pratico e dedita alla propria sopravvivenza materiale, è lampante e fastidiosa.

La Dietrich, qui, aveva quarantasette anni: quarantasette!
E ne dimostrava almeno quindici di meno: un portento che, però, qui si esprime come la maschera di sé stessa, con quell’inconfodibile labbro inferiore che scudiscia con charme teutonico l’aria e le consonanti, senza però catturare mai completamente l’animo dello spettatore.

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