Recensione su Addio alle armi

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27 Dicembre 2014

Dal celebre romanzo di Hemingway, il produttore David O. Selznick trasse questo kolossal a cavallo tra film di guerra e tragedia sentimentale, con cui sperava di replicare, a circa vent’anni di distanza, il successo di Via col vento.
Purtroppo però Selznick era nella fase calante della sua carriera, quella in cui cercava di ingerirsi troppo nelle scelte stilistiche e artistiche, a cominciare dall’imposizione, nel ruolo di protagonista femminile, della sua seconda moglie, Jennifer Jones, la quale, pur non sfigurando, non riesce sicuramente a rendere brillante quella Catherine che, a dire il vero, non mi aveva entusiasmato nemmeno nella versione hemingwayana.
Il regista designato, il mitico John Huston, ci mette ben poco a litigare con Selznick e la Jones, lasciando il posto al meno famoso Charles Vidor, che porta a termine il compitino che si discosta davvero in pochi punti dal romanzo dello scrittore di Oak Park.
Alcuni dialoghi sono replicati pressoché pedissequamente, con il flusso di coscienza di Hemingway che si trasforma nei monologhi di uno statuario Rock Hudson, forse troppo bello per la parte, troppo sex symbol e, a causa di ciò, poco credibile in certe situazioni.
Si fa davvero fatica a vedere l’alter ego di Hemingway in uno come Rock Hudson, c’è poco da fare.
Molto meglio gli attori italiani, che si comportano davvero alla grande: Vittorio De Sica (che ricevette anche una nomination all’oscar come miglior attore non protagonista) nel ruolo del maggiore Rinaldi, e Alberto Sordi nella parte di padre Galli.
Girato in Italia (tra Friuli e Lago Maggiore), per conferire maggiore verosimiglianza, il film venne distribuito nel nostro Paese a differenza del precedessore (l’Addio alle armi di Frank Borzage, del 1932), che fu bocciato dal regime fascista in quanto metteva in cattiva luce l’esercito italiano, descrivendo (come aveva del resto fatto il romanzo, che aveva avuto gli stessi problemi di accoglimento) il comportamento arrendevole e apparentemente codardo dei militari italiani durante la ritirata del dopo Caporetto.
In questo film del 1957, invece, a fronte di qualche marchetta distribuita tra titoli di testa e un paio di frasi sparse nel film, fu addirittura fornita la collaborazione dell’esercito italiano.
La pellicola fu un flop clamoroso, nonostante le grandi aspettative, tanto che fu l’ultimo film prodotto da O. Selznick.
Per parteciparvi, Rock Hudson aveva detto di no a Ben Hur, con scelta (valutata col senno di poi) oltremodo infelice.
Un film che, guardato oggi, è decisamente datato, anche se la cosa può aiutare a calarsi nell’ambientazione della prima guerra mondiale.

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