Recensione su L'accaparramento del grano

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M / 30 Luglio 2019 in L'accaparramento del grano

Corto di meno di 15 minuti, ma è il film con cui Griffith comincia a sperimentare il montaggio parallelo che gli darà poi gloria eterna con i filmoni di 3 ore (che aggiungeranno altre trovate tecniche essenziali).
Fondamentale anche solo per questo, scavando al di sotto dell’ipersemplicismo della trama (ma siamo nel 1909, non esistevano film che ai nostri occhi possano apparire non ipersemplicisti) si scopre fondamentale anche per capire il pensiero politico dell’autore: non tanto un capitalista iperconservatore, semmai uomo del popolo, più vicino nel suo sentire alle masse lavoratrici di quanto ci si immagini. In quest’opera Griffith non ha infatti pietà per l’imprenditore/sfruttatore, uomo ricchissimo e senza cuore che costringe alla fame quegli stessi contadini che gli garantiscono la ricchezza (è infatti produttore di grano).
La nota dolente è che nella sua visione del mondo l’unico popolo è quello bianco, mentre il nero fa parte di una categoria subpopolare (e forse subumana) indegna di ogni proposito politico, non tanto in questo corto, dove appaiono solo bianchi, ma nell’irraggiungibile capolavoro The Birth of a Nation, notoriamente e palesemente il frutto di un punto di vista becero e ignobile (al di là dei meriti del film).
Autore controverso per antonomasia, negarne il valore immenso sarebbe pura ipocrisia.

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