Recensione su A Classic Horror Story

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A SAD ITALIAN STORY / 19 Ottobre 2021 in A Classic Horror Story

Se vale il detto che i mediocri copiano ei creativi rubano, “a classic horror story” ne esce malissimo.
Da spettatore mi sono annoiato praticamente subito. Tutto ciò che ci viene mostrato è già stato fatto o visto prima. “La casa”, “non aprite quella porta”, “midsommar”, “saw”, “zombi2”, “Misery”, “Martyrs”, “The wicker man”, ma anche riferimenti a videogiochi horror come “The last of us” e “Silent Hill”, solo per citare alcuni dei riferimenti più palesi.
A questo punto qualcuno potrebbe affermare che questo “copiare” sia una scelta deliberata in funzione del colpo di scena che ribalta tutto. Peccato che il colpo di scena sia anch’esso una copia di un altro film decisamente meglio riuscito, ovvero “quella casa nel bosco”, film che aveva davvero una idea originale come svolta e ribaltamento. Qui siamo al limite del remake spacciato per intuizione.

Devo dire che non ho nemmeno apprezzato la critica al pubblico italiano, accusato di sparare a zero senza ragione sul nostro cinema di genere. Mi è sembrato un tentativo di deresponsabilizzarsi e di scaricare le colpe sul pubblico. Come a dire che se un horror non vi piace è perché non volete farvelo piacere. Mi spiace, ma non sono d’accordo con questa tesi. Mi sembra un modo furbo di darsi un tono dopo aver messo in piedi un film fallato.

Una volta sapevamo fare film horror che piacevano al mondo, oggi non piacciono nemmeno a noi perché sono oggettivamente scadenti. E’ fattuale.

8 commenti

  1. Stefania / 19 Ottobre 2021

    Benché la critica al pubblico ci sia (e possa non essere condivisibile la scelta di incolpare la platea di non apprezzare un film, a prescindere dalla qualità di ciò che gli viene proposto), ritengo che l’obiettivo di questo lavoro sia un altro ancora: cioè, la critica alla proposta “usa e getta” delle piattaforme a getto continuo come Netflix (con il voluto paradosso che questo film è stato prodotto e distribuito da Netflix). Penso anche che il citazionismo assoluto del film sia solo uno specchietto per le allodole: i registi sanno che gli esperti riconosceranno tutte le citazioni e (azzardo) penso che (ma solo un pochino) irridano chi ritiene di essersene accorto 😀 In questo senso, penso che il loro scopo non sia il film inteso come macchina narrativa, ma come escamotage polemico sulla logica del profitto sviluppata dalle piattaforme (solo che mi pare che, alla fine, questo sia il punto veramente debole del progetto, perché confesso di non aver notato particolari dibattiti in giro 😀 ).

    • TraianosLive / 19 Ottobre 2021

      Si ma la critica alle piattaforme di streaming avviene negli ultimi 30 secondi e con una scenetta bonus dopo la fine del film. La vera critica al pubblico avviene quando il ragazzo calabrese rivela di essere il regista dietro tutto. Secondo me è lì che avviene lo scarico di responsabilità sul pubblico.

      • TraianosLive / 19 Ottobre 2021

        Poi critica alle piattaforme per modo di dire. Anche lì se vogliamo critica chi giudica senza aver visto per intero un film. La frecciatina è sempre rivolta al pubblico. Almeno per me. Film non incisivo e un po’ arrogante

      • Stefania / 19 Ottobre 2021

        “la critica alle piattaforme di streaming avviene negli ultimi 30 secondi e con una scenetta bonus dopo la fine del film”: embé? 😉 (comunque, non è solo lì: per esempio, meno esplicita, c’è quando parlano dei finanziatori del film – il film è destinato a un pubblico “selezionato”, che paga per vedere quella produzione che circola in un circuito privato: se vogliamo, questa specie di enclave pro snuff movies è una estremizzazione del concetto di servizio di video on demand legale in abbonamento/a pagamento)
        “La vera critica al pubblico avviene quando il ragazzo calabrese rivela di essere il regista dietro tutto. Secondo me è lì che avviene lo scarico di responsabilità sul pubblico”: la mia prospettiva è un’altra: è lì, invece, che c’è la vera critica alle piattaforme, perché -per quanto la “sfiducia” nel cinema di genere italiano da parte del pubblico e di una certa critica sia annosa- le produzioni “a cottimo” (ma anche i siti peer-to-peer e la pirateria e un certo tipo di programmazione televisiva, perfino) hanno contribuito a diseducare/a non educare adeguatamente il pubblico. Poi, che questo sia un film arrogante è vero. Però, ho deciso di leggere questo approccio in senso p(rop)ositivo.
        Miei sproloqui a parte, ci sta benissimo che il film non ti sia piaciuto: mi rendo conto di essere stata insistente a ribadire delle considerazioni personali, ma volevo provare a ragionarci sopra insieme 🙂

        • TraianosLive / 19 Ottobre 2021

          Si si ma mica mi da fastidio il confronto… Non siamo qui per questo? ? In realtà non avevo amato nemmeno “the nest”. Però questo mi pare un passo indietro. Tra l’altro in entrambi film c’è il momento barzelletta vecchia… Ma si può?

          • Stefania / 19 Ottobre 2021

            “mica mi da fastidio il confronto… Non siamo qui per questo?” Certo, grazie ^_^
            The Nest non l’ho ancora visto!

  2. Insomnium / 20 Ottobre 2021

    Stefania

    Lascia stare, The Nest inguardabile. In confronto, questo ACHR è Shining

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