2 Settembre 2014 in Quièn Sabe?

Quién Sabe ?

Western politico diretto dal nostrano Damiano Damiani, il film ha come tema la rivoluzione messicana. D’intrattenimento spettacolare, l’opera mostra e si mostra per quello che è: un sano film nel quale rettitudine e lotta di classe fronteggiano arrivismo ed avarizia. Erroneamente e superficialmente collocato nel filone degli “Zapata western”, la pellicola di Damiani ha una validissima fotografia, una regia con la R maiuscola e una recitazione in cui brillano Gian Maria Volontè nella parte del ribelle e venditore di armi El Chuncho; il sempre vivo Klaus Kinski nella parte di El Santo, un prete rivoluzionario che secondo i poteri conferitigli da Cristo uccide i preti al servizio del governo; Lou Castel invece ha la parte di Bill Niño Tate, un americano che sembra uscito da una pellicola diretta da Melville.

E’ proprio con il giovane Bill che si apre la pellicola. Lo spettatore, catapultato nel Messico del’17, entra in contatto con un americano dalle poche parole, questi si trova in un Paese scosso dalla rivoluzione ed il nostro non facendone parte la vive in modo passivo. E’ qui per affari, per affari e basta. Ma Bill Tate, il quale ammetterà fin da subito la sua non simpatia per il Messico e la sua neutralità per i Messicani, finge di essere un ricercato americano per unirsi a una banda di rivoluzionari capeggiati da El Chuncho.
L’incontro fra i due avviene durante l’assalto ad un treno, girato secondo i canoni del genere, nel bel mezzo di una vera e propria mattanza di guerriglieri e soldati. Non c’è poesia, c’è rabbia. Unitosi al gruppo, ci accede con una votazione parzialmente democratica, viene ribattezzato Niño. Da questo momento contribuisce a quella che è l’attività principale della banda: rubare le armi all’esercito Messicano per rivenderle all’esercito ribelle del generale Elías.

La figura di El Chuncho è buffa: scissa in due, fra il sentimento d’amicizia per Bill (amicizia che forse andava approfondita) e quello dell’onore, è una figura anacronistica perfino per i suoi tempi. E’ un Robin Hood in versione tacos&burritos, il quale non dona ai poveri il danaro, dona tierra y libertad.
Difendere un popolo che è una zappa non è facile, anche l’indottrinamento è difficile ed addestrarli lo è ancor di più: decide di usare una parte delle armi ottenute inseguito ad una razzia per armare i contadini. Si rende conto che si tratta di un’impresa disperata. I contadini non riescono a capire neppure il funzionamento dei fucili.

Le scene d’azione sono fenomenali, tutta una sequenza è dedicata a Klaus Kinski/El Santo che, infervorato come non mai, scaglia bombe trasformandosi in braccio violento di Dio. Un dinamitardo pazzo che semina morte e distruzione.
E’ un film politico che analizza le ingiustizie di classe in chiave western e le risolve, di conseguenza, come si risolvono nel west: senza mezzi termini, con la violenza.
Quando Bill si indigna alla vista del “Mucchio di El Chuncho” perché vorrebbe violentare una ricca aristocratica, una ribelle gli fa notare che a quindici anni un ricco proprietario terriero le aveva riservato lo stesso trattamento. Rettitudine e lotta di classe fronteggiano arrivismo ed avarizia: il “mucchio” durante la pellicola evolve, sarebbe meglio dire “involve” perché ad una certa i ribelli si divideranno in due schieramenti (oltre a dividersi i fucili). Da un lato El Chuncho con suo fratello El Santo soli con i contadini della città, dall’altro lato Bill e gli ex sgherri di El Chuncho.
Il film non finisce in questo modo, El Chuncho darà prova di grande bontà d’animo ma le sue credenze vacilleranno in varie occasioni. Il denaro e una vita migliore potevano cambiarlo ma di fronte alla prepotenza…

Di fronte alla prepotenza El Chuncho, in preda a una crisi di nervi, urlerà la sua ultima sentenza:

« E tu, non comprarti il pane con esto dinero, hombre! Compra dinamite! Dinamite!!! »

DonMax

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