Recensione su 88 minuti

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88 minuti
Regia:

Scarso come pochi / 14 Settembre 2017 in 88 minuti

Nel 1997 lo psicologo della FBI Jack Gramm (Al Pacino) riesce a condannare un serial killer (Neal McDonough, che ogni film che fa deve sempre fare la parte del cattivo, sembra obbligatorio, ma vabbè, come attore sa davvero di poco). Passano 9 anni e capita un nuovo omicidio con lo stesso modus operandi. Ciò porta dubbi sull’incriminazione del colpevole, ma lo psicologo è convinto che è tutta una trovata dell’uomo che sta per essere giustiziato e cercherà di far luce con l’aiuto della sua assistente Kim (Alicia Witt) e di una sua studentessa, Lauren (Leelee Sobieski). In tutto questo marasma arrivano chiamate minatorie all’uomo al quale viene appunto detto che gli restano solo 88 minuti di vita, e il vecchio Al viene anche messo in discussione per il suo stile di vita un po’ al limite, oltre ad incontrare diversi personaggi tutti potenziali killer. Una schifezza, piatto, stereotipato, con nessun personaggio carismatico (persino Al Pacino l’ho visto parecchio sotto tono), è la dimostrazione di come non si fa un thriller. Evitatelo assolutamente.

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