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88 minuti

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88 minuti
Regia:

Scarso come pochi / 14 Settembre 2017 in 88 minuti

Nel 1997 lo psicologo della FBI Jack Gramm (Al Pacino) riesce a condannare un serial killer (Neal McDonough, che ogni film che fa deve sempre fare la parte del cattivo, sembra obbligatorio, ma vabbè, come attore sa davvero di poco). Passano 9 anni e capita un nuovo omicidio con lo stesso modus operandi. Ciò porta dubbi sull’incriminazione del colpevole, ma lo psicologo è convinto che è tutta una trovata dell’uomo che sta per essere giustiziato e cercherà di far luce con l’aiuto della sua assistente Kim (Alicia Witt) e di una sua studentessa, Lauren (Leelee Sobieski). In tutto questo marasma arrivano chiamate minatorie all’uomo al quale viene appunto detto che gli restano solo 88 minuti di vita, e il vecchio Al viene anche messo in discussione per il suo stile di vita un po’ al limite, oltre ad incontrare diversi personaggi tutti potenziali killer. Una schifezza, piatto, stereotipato, con nessun personaggio carismatico (persino Al Pacino l’ho visto parecchio sotto tono), è la dimostrazione di come non si fa un thriller. Evitatelo assolutamente.

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88 minuti di banalità / 29 Dicembre 2012 in 88 minuti

Jack Gramm è uno psichiatra criminale, al servizio dell’FBI e professore universitario. Jon Forster è un serial killer condannato a morte, verdetto reso possibile dal grande contributo dello psichiatra Gramm. Nell’ultimo giorno di vita del serial killer, ricominciano le morti, in linea con la modalità di uccisione di Forster. All’inizio si pensa sia un caso, ma alla fine le morti sono di persone vicine alla figura di Gramm, al quale vengono “concessi” 88 minuti di vita e da qui inizia una corsa contro il tempo.

Le premesse sono buone, un thriller teso e con il fiato corto, ma purtroppo il regista Jon Avnet non ci regala nulla di tutto ciò: tempi troppo dilatati (come fa Al Pacino a fare tutte quelle cose in nemmeno un’ora e mezza?) che rovinano quell’aspettativa di tensione, tentativi di depistaggio sua chi potrebbe essere il nuovo serial killer mal riusciti, poco convincenti, Al Pacino che non convince, più simile ad vecchio al quale piacciono le ragazzine, che uno psichiatra fascinoso che attira le attenzioni del genere femminile, come ci vorrebbe far vedere. Un vero peccato perchè con Pomodori verdi fritti alla fermata del treno e L’angolo rosso eravamo abituati fin troppo bene.

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18 Maggio 2011 in 88 minuti

E’ una delle poche volte che mi trovo d’accordo con il giudizio esperesso da FilmTv. Il film stenta parecchio soprattutto nella recitazione dei vari attori e lo stesso Al Pacino sembra la copia sbiadita di quello che conosciamo. Almeno c’è un pò di ritmo che permette di far seguire il film fino alla fine anche se con un pò di fatica.
Deludenti le attrici (non credo sia solo colpa del doppiaggio), da Alicia Witt a Leelee Sobieski; si salva un pò di più Amy Brenneman. Neanche troppe spiegazioni e finale, nonostante qualche colpo di scena, un pò prevedibile.
Il coinvolgimento dell’ex di Alicia Witt non viene troppo spiegato; Leelee Sobieski è patetica nella descrizione dell’aggressione subita ed è lì che i miei sospetti hanno puntato su di lei
Nel cast anche Benjamin McKenzie (The O.C.) in una parte abbastanza dimenticabile.

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