Recensione su 4 mosche di velluto grigio

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Argento d’autore! / 21 Luglio 2013 in 4 mosche di velluto grigio

Visionario, eccessivo, barocco. “4 mosche di velluto grigio” è un thriller effettivamente ottimo, nel quale il giovane Dario Argento, agli albori della sua potenza visiva, crea una storia, si, sconclusionata, si, parecchio illogica, ma allo stesso tempo mette in scena un cinema corposo, carico di inquadrature bellissime e bizzarre, coadiuvate da scelte registiche degne di un direttore d’orchestra, schizzoide, visionario e Libero. Qui il buon Dario è davvero in forma e lo si nota sin dai titoli di testa, nei quali muove la macchina da presa come poi farà in tutto il film, con leggiadria e intelligenza cinematografica, deliziandoci con inquadrature ben studiate ed accattivanti, un marchio di fabbrica che contraddistingueva il regista romano, oggi persosi malamente in uno stile televisivo, inespressivo e vuoto. Se “4 mosche di velluto grigio” chiudeva in qualche modo la cosiddetta trilogia degli animali, andava invece ad aprire la “mia” personalissima trilogia, la quale comprende i film del maestro che più hanno soddisfatto il mi palato: il titolo in questione che sto appunto recensendo, “Profondo Rosso” e “Suspiria”, tre pellicole indispensabili per comprendere la macabra poetica di Dario Argento. La trama non ve la racconto ma ci sono un assassino, un musicista perseguitato, sua moglie, nevrotica al punto giusto, un investigatore privato sui generis e…Dio, non proprio lui, ma una specie, interpretato dal grande Bud Spencer! Da vedere e studiare!

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