Recensione su 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni

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Un film coraggioso e straziante: Mungiu sfiora il capolavoro / 22 Giugno 2011 in 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni

E’ un film coraggioso, “4 mesi 3 settimane 2 giorni”. Perché riesce a trattare un argomento delicato, quello dell’aborto, senza moralismi né eufemismi. La storia si svolge nella Romania degli anni Ottanta, periodo nel quale il Paese era oppresso dalla dittatura comunista di Ceausescu: in un clima sociale plumbeo, seguiamo le vicende di due ragazze, Gabita e Otilia, giovani studentesse del Politecnico, residenti nella Casa dello Studente, un palazzo asettico che impressiona negativamente proprio per la freddezza che comunica, al punto che somiglia più ad una caserma militare che a una residenza per studenti. Quando Gabita scopre di essere incinta, decide di abortire. Cosa tutt’altro che semplice però, dato che nella Romania di Ceausescu l’aborto è una pratica proibita dalla legge. Nonostante ciò, alcune persone, malgrado rischino la galera, sono disposte a praticarlo clandestinamente. Come Bebe, al quale Gabita si rivolge dietro consiglio di una sua conoscente, Ramona. Poiché le due ragazze sono legate da una profonda amicizia, Otilia si dà da fare per aiutare Gabita a superare il delicato momento che sta attraversando. E’ Otilia che provvede a prenotare la camera di un albergo, nella quale dovrebbe avvenire l’aborto, e ad incontrare Bebe, per condurlo dalla sua amica. Una volta giunto nella stanza in cui Gabita aspetta impaziente, l’uomo, dopo averla visitata, scopre che la ragazza gli ha mentito riguardo al tempo da cui è incinta. Bebe, terribilmente furioso per il fatto che la ragazza gli abbia nascosto la verità, chiede più soldi per eseguire l’intervento. Soltanto al termine di una lunga e drammatica trattativa Bebe accetterà di aiutare Gabita ad abortire.
Con una narrazione stringata (la storia si svolge nell’arco di una fredda giornata invernale), e con dialoghi crudi e intensi, Mungiu ci offre un quadro desolante della Romania degli anni Ottanta. Un Paese nel quale, a causa del regime dittatoriale imposto da Ceausescu, l’aborto era illegale, cosa che spingeva le donne che volevano abortire a rivolgersi a tipi loschi come Bebe. In questo film lancinante, spiccano due scene memorabili che meritano assolutamente di essere ricordate: la prima è quella della lunga trattativa tra Bebe e le due ragazze, Gabita e Otilia, che discutono quanto debba costare l’intervento. La seconda è quella in cui Otilia raccoglie il feto (che il regista ci mostra con un lento e calibrato movimento di macchina, quasi come a volerci preparare a quello che stiamo per vedere) dal pavimento del bagno, se lo mette nella borsetta e poi va in giro, sola e di notte, per la città, in cerca di un posto dove poterlo buttare. Due sequenze sconvolgenti, soprattutto la seconda (da alcuni molto criticata proprio per la sua crudezza), che impressionano per l’intensità con la quale sono recitate e dirette.
Colpisce lo stile (solo all’apparenza) semplice ed essenziale, con il quale Cristian Mungiu restituisce il clima cupo e angoscioso che permeava la Romania di quegli anni. Uno stile, il suo, fatto di lunghe inquadrature fisse tese a catturare la drammaticità del soggetto messo in scena. Una scelta stilistica precisa quella di Mungiu (da notare inoltre la totale assenza della colonna sonora: nel film, infatti, non c’è nessuna musica, gli unici rumori che si odono sono quelli naturali; magistrale, a tal proposito, l’angosciante sequenza in cui Otilia vaga smarrita per la città in cerca di un posto dove potersi disfare del feto), esemplare anche per come rende l’inospitalità delle abitazioni disadorne nelle quali sono costretti a vivere i personaggi (la Casa dello Studente in particolare, ma anche l’appartamento del fidanzato di Otilia). “4 mesi 3 settimane 2 giorni”, però, non è soltanto un film sull’aborto: alla fine, infatti, emerge il bellissimo ritratto di una grande amicizia, quella tra Gabita e Otilia, due ragazze poco più che ventenni, costrette improvvisamente a fare i conti con le difficoltà della vita, dalle quali sapranno uscirne, se possibile, ancora più legate di quanto non lo fossero in precedenza. Da rimarcare, infine, le interpretazioni delle due bravissime protagoniste, Anamaria Marinca e Laura Vasiliu, che riescono a tratteggiare benissimo i caratteri fragili ed insicuri dei loro personaggi. “4 mesi 3 settimane 2 giorni” è un film straziante, a tratti insostenibile (soprattutto nelle due scene sopra citate), però bellissimo. Quasi un capolavoro.

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