Recensione su 1997 - Fuga da New York

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7 Novembre 2014

L’idea di fondo era buona: l’isola di Manhattan trasformata in carcere di massima sicurezza a seguito di una sproporzionata inflazione di crimini. Un muro che la circonda al di là dell’East River e dell’Hudson. I ponti minati e l’esercito schierato a guardia della cittadella, dove i carcerati sono lasciati a loro stessi. L’aereo presidenziale che vi precipita, dirottato dai terroristi, e la corsa contro il tempo per salvare il presidente.
Il progetto era interessante: fondere fantascienza, noir e thriller politico nell’alveo del genere distopico. E non si può dire che non sia riuscito.
E allora cos’è che non va di questo film, pur celebrato da molti e assurto al rango di cult anni ’80?
C’è che l’ho trovato estremamente banale. Troppo banale.
Tanto buon materiale sprecato, tante buone idee sprecate.
Certo, è un film iconico, che vuole fortemente imprimersi nella mente dello spettatore (Kurt Russell con la benda davanti all’occhio, la pacchianissima auto del Duca).
C’è una riuscita satira del reaganismo, con la figura del presidente Usa che è preoccupato più dalle telecamere che dal ringraziare coloro che gli hanno appena salvato la vita.
C’è la splendida scenografia di una Manhattan distrutta e devastata, percorsa dalle bande dei “pazzi”, ricoperta di rifiuti e rottami.
Ci sono Lee Van Cleef e Ernest Borgnine, che è sempre un piacere veder recitare.
Ma a parte questi pochi elementi di interesse, il resto è ineluttabilmente scialbo. Non c’è sostanza.
Probabilmente ha il merito di influenzare molti cineasti futuri, certamente… ma se devo mettere su due piatti questo film, da una parte, e Blade Runner, dall’altra, due film molto vicini e molto simili… ebbene, la bilancia non potrà che sprofondare sotto il peso di un macigno come quest’ultimo, avvantaggiato dalla eterea inconsistenza dell’altro.

6 commenti

  1. Bisturi / 8 Novembre 2014

    Eh eh eh, qui mi permetto di dissintire carissimo @hartman, questo è veramente un gran film. Ok, Carpenter è uno dei miei registi preferiti, mi piace particamente tutto di lui, tranne un paio di film, ma” 1997″ è un film manifesto, un’opera termine di paragone che ha generato tantissimi imitatori, quelli si scialbi. Poi è un film estremamente politico ed anarchico, con un antieroe come Plinsky che salva la situazione solo per il proprio tornaconto personale, con l’aria di chi vuole solo svignarsela al più presto, cinico e bastardo. E’ strano, vedendo i tuoi gusti, che un film del genere e di genere come questo a te non piaccia. A metà fra il western e la fantascienza e poi la rappresentazione così decadente di una grande metropoli come NY è deliziosa e crepuscolare. Un feroce schiaffo alla politica e al consumismo americani. Uno dei picchi della poetica carpenteriana.

    • hartman / 8 Novembre 2014

      Guarda, caro @rodriguez86, in effetti avevo grandi attese per questo film, che non avevo mai guardato prima… Attese che però sono state frustrate. Ciò è strano anche per me, perchè le atmosfere sono quelle che adoro. E del resto, come ho scritto nella stessa recensione, ho trovato vari lati encomiabili della pellicola, surclassati però da una certa inconsistenza di fondo che mi è parsa di avvertire. Poi, ti dico, sono un idealista del “film giusto al momento giusto” e magari quando lo vedrò una seconda volta cambierò opinione, chissà… Mi è già successo e ricapiterà… Purtroppo però questa volta ho avuto queste sensazioni…

      • Bisturi / 8 Novembre 2014

        Sicuramente @hartman a volte un film lo devi vedere al momento giusto per appezzarlo sul serio, la penso anche io così. Anche io su alcuni film mi sono ricreduto dopo qualche tempo. Questo potresti apprezzarlo in futuro. Puoi quindi devi 😉

  2. michidark / 10 Novembre 2014

    Se avessi visto sto film quando è uscito avrei gridato al miracolo. Penso sia invecchiato non benissimo, comunque rimane più che buono. Sicuramente una delle cose migliori fatte da Carpenter, con The Thing e They Live.

    • Bisturi / 11 Novembre 2014

      Per me Carpenter è tutto ottimo tranne il suo remake de “Il villaggio dei dannati” e forse i suoi ultimi “Fantasmi da Marte e “The Wardh”, non brutti ma non proprio feroci e geniali come il buon John dei tempi migliori. Per il resto una delizia…

      • hartman / 11 Novembre 2014

        devo dire che è un regista che ho colpevolmente trascurato nella formazione della mia “cultura” cinematografica… cercherò di porre rimedio, non appena avrò superato il mio periodo Edgar Allan Poe, in cui mi sono imbarcato… 🙂

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