21 Marzo 2014
Il problema di un film come 12 anni schiavo è che si porta dietro un carico di aspettative dalla mole pericolosa. Per fortuna dietro la macchina da presa c’è Steve McQueen, con la sua attenzione per i dettagli e per la forza narrativa delle immagini, simboliche o esplicite che siano nella loro espressione (c’è, ad esempio, una plongée capace di evocare una nave negriera da un semplice carro). È il suo sguardo a valorizzare una sceneggiatura premio Oscar ma in realtà piuttosto piatta. Peccato, perché in questo modo il capolavoro di McQueen rimane soltanto uno, Hunger. 12 anni schiavo non va oltre il “molto bello”.
Recensione da Oscar
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