3 Recensioni su

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/ 20077.635 voti

10 Settembre 2013 in 12

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Una volta tanto che un remake non sfigura.
Nikita Mikhalkov porta in Russia il film “La Parola Ai Giurati” ambientato questa volta in una palestra.
La solita questione del porsi dei dubbi soprattutto quando ci si imbatte sul destino di un individio, in questo caso di un ragazzo accusato di aver ucciso il padre, conoscere la verità e non superficialmente condannare come a volte capita (per fortuna non si parla di pena di morte… Terzo mondo altrimenti).
Bellissima la locandina con i pensieri che escono liberi dalla testa del primo giurato dubbioso che si trasformano in uccelli!
Liberi, senza vincoli e pregiudizi.
Molto bello e mai noioso.
Mikhalkov ha fatto centro.
Ad maiora!

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Un film toccante / 19 Gennaio 2013 in 12

E’ un film russo, diretto da Nikita Mikhalkov.
Si basa sulla pellicola di S. Lumet “Twelve Angry Men” che a sua volta fu la trasposizione cinematografica del dramma “La parola ai giurati”.

I protagonisti di questa storia sono “i dodici”.
Una giuria di dodici individui moscoviti. Essi sono stati scelti per un arduo compito, anzi il loro più che un compito è un dovere. Devono dichiarare colpevole una presunta minaccia per la società. Un ragazzo ceceno, adottato da un ex ufficiale sovietico, uccide il suo stesso padre adottivo. Ma è davvero
colpevole? La caratteristica principale del film è che ci presenta dodici stili di vita, modi di affrontare i problemi, dodici esperienze di vita vissuta. Dodici uomini con un passato alle spalle completamente diverso, in alcuni fra loro si fa pure sentire il peso dell’ex U.R.S.S. Tutte le discussioni passano attraverso il cuore e l’anima di ciascuno di essi, attraverso i loro timori e preoccupazioni. Il film è la storia della moderna Russia, di un paese ormai minacciato (secondo alcuni di loro) dall’ “altro”, il diverso. Il ragazzo, che è un diverso essendo ceceno, potrebbe essere colpevole o innocente.
In fondo a nessuno importerebbe (almeno nei momenti iniziali). Per un tassista, il colpevole (?) è semplicemente un selvaggio proprio come ogni ceceno. Per un astuto signore questo non è assolutamente vero, di conseguenza viene accusato di plagiare le menti con i suoi giochini da ebreo. Il tassista incarna quella percentuale di russi, profondamente antisemita.
Il tale, che ci crediate o meno, ha suscitato in me pietà e compassione. Egli maschera con modi violenti, una finta sicurezza che viene demolita da una figura che ho davvero ammirato, il chirurgo georgiano. Ho trovato toccanti l’esperienza di vita vissuta di ogni protagonista ma forse, dico forse, quella del tassista è una delle più brutte. Egli porta il figlio quasi al suicidio. In ogni caso nel giro di poche ore, la situazione cambia. Quella che prima era una votazione segnata da 11 per la colpevolezza, 1 per l’innocenza, si ribalta. Quella che era nata come una discussione per parlare, si trasforma. Si viene a sapere così che una testimone era miope e che si è autoconvinta della colpevolezza del giovane ma soprattutto come dietro l’omicidio del padre adottivo c’è un qualcosa più grande dei 12 e sicuramente più grande di noi. C’è un giro d’affari da milioni di dollari.
La domanda finale è dura come un pugno allo stomaco come dura è la scelta che compirà uno dei dodici, un ex ufficiale dell’esercito. Ma un ufficiale dell’esercito non sarà mai un ex ufficiale.

Ci si lega ad alcuni personaggi, forse a tutti.
Quello che comunque ho preferito è “il becchino”.
Le sue parole sono: “L’uomo russo non riesce a vivere in modo conforme alla legge perché questa è qualcosa che non gli appartiene e lo annoia”.
Egli è uomo di poche parole ma quando parla..
Che si è fatto da solo, che è partito da 0 e che ora va in palestra poiché ha conosciuto una ragazza araba con dei capezzoli color cioccolato e un fisico che toglie il fiato.
L’ho trovato come una boccata d’aria dopo una bella corsa. Da notare proprio come la pellicola unisca momenti di ilarità a momenti durissimi, lunghi flashback ci riportano al passato del giovane ceceno (detenuto in attesa di giudizio in una cella buia come la notte). Il passato del ragazzo non è stato roseo, lo vediamo colpito dalla perenne ombra della guerra fra la Cecenia e la Russia. Ci sono poche scene al riguardo, la pellicola venne accusata di essere filo-Putin (lo stesso Putin diceee di essersi messo a piangere alla visione). Tra l’altro i flashback sono le poche scene all’aperto che possiamo vedere nella pellicola. L’intera azione del film infatti si svolge all’interno dell’aula dove sono riuniti i giurati, che poi è una palestra.

Note del Don: questo film è stato girato nel lasso di tempo che vedeva i vari attori momentaneamente disimpegnati dai principali progetti cinematografici che gli riguardavano. Il regista è Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
Il regista interpreta l’ex ufficiale.
DonMax.

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La verità è un fatto personale / 31 Marzo 2011 in 12

Un solido pezzo di cinematografia per Nikita Mikhalkov, che con questo film (presentato alla Mostra del Cinema di Venezia di qualche anno fa) prende in considerazione il tema della coilpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio, che dovrebbe essere espresso dal parere unanime di una giuria (così almeno funziona in America).
Di fatto una giuria è composta da un eterogeneo insieme di persone, anche di estrazione sociale, economica e culturale diversa, tenute a formulare un giudizio di colpevolezza o di innocenza, sulla base delle testimonianze e delle prove addotte in aula.
Tutti sanno che cosa sia una giuria, ed ecco che a partire da questo Mikhalkov sviluppa un intreccio che mette a nudo l’interiorità, i dubbi e gli intimi segreti di ogni giurato, integrandoli ogni volta con la realtà del caso dibattuto (un giovane ceceno è accusato di aver ucciso il padre adottivo, un generale russo). La realtà politica viene rappresentata da questo processo, dove le considerazioni personali ed il credo politico di ogni giurato (e quindi di ogni russo) vengono messe costanetemente alla prova.
La realtà viene vista da punti di osservazione sempre diversi, filtrata dal personale ed assume un quadro definitivo nel finale.
Ho scoperto che questo film si ispira ad un precedente hollywoodiano, “La parola ai giurati”. Da quando ho visto “12” mi sono ripromesso di vederlo.

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