Recensione su La parola ai giurati

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Ciao James, questa te la dedico. / 6 Novembre 2018 in La parola ai giurati

Erano gli anni ’90, il processo a O.J Simpson venne trasmesso in diretta sulle reti televisive di tutti gli Stati Uniti e divenne argomento di discussione del giorno. Allora Friedkin, che comunque conosceva O.J, si ricordò di un film innocentissimo: La parola ai giurati di Sidney Lumet. Andò a parlare agli executives della Showtime, televisione via cavo, per capire se fossero interessati a una nuova versione del film per il piccolo schermo. In origine Reginald Rose scrisse La parola ai giurati come dramma televisivo di un’ora circa e venne trasmesso in diretta nel ’54 per la serie Studio One. Tre anni dopo il copione fu ampliato dal maestro Sidney Lumet che usò un cast di tutto rispetto che comprendeva Henry Fonda e Lee J. Cobb. Divenne subito un classico ma nelle sale di prima visione smontò dopo una settimana circa. Gli executives dissero a Friedkin che, si, erano interessati, ma con il giusto cast. Bill ne fu felice, contattò Reginald Rose che all’epoca aveva settantasette anni e si godeva la pensione nel Connecticut. Reginald fu felice e Friedkin ebbe la sua benedizione.

Nel film l’azione si svolge interamente nella sala dove i giurati si riuniscono per deliberare del caso di un ragazzo accusato di aver ucciso il padre. Ci sono delle sequenze in cui Gandolfini è in un cesso brutto brutto ma il modo in cui si svolge l’azione mi ha ricordato dalla punta ai piedi il film di Lumet. All’inizio undici dei dodici giurati sono convinti che il ragazzo ispanico sia effettivamente un parricida e che debba essere mandato a morire ammazzato. L’unico a chiamarsi fuori è il giurato numero otto (Jack Lemmon), non sapendo se il ragazzo sia colpevole o innocente implora i suoi colleghi di esaminare con attenzione le prove prima di decidere di spedire un ragazzino di anni 18 in galera prima e dal boia poi. Sia nel film di Lumet che in quello di Friedkin è interessante notare come la vicenda si svolga in tempo reale in cui i personaggi si rivelano per quello che sono: uomini con tanti pregiudizi. Ogni giurato restava legato ai suoi pregiudizi finché però non cominciavano ad emergere dei fatti che portavano ad un altra direzione.

Friedkin disse a Rose di volere un cast con più di un attore afroamericano, cosa che non era stata fatta nelle versioni precedenti, e la casting director Mary Jo Slater riunì un cast di tutto punto: Jack Lemmon e George C. Scott sono sicuramente le punte di diamante; Ossie Davis (che aveva lavorato con Pollack per The Scalphunters e con Lumet in The Hill) e Armin Mueller Stahl; Tony Danza (ex pugile di origini italiane usato principalmente in piccoli ruoli come caratterista); James Gandolfini (prima de I Soprano) e da notare come Friedkin riabbracci William Petersen (il giurato n°12) dopo averlo lasciato “vivere e morire a L.A”; Edward James Olmos; Willie Dorian Harewood, Hume Blake Cronyn (uno che ha lavorato con Hitchcock, Zinnemann, Dassin e via dicendo); Mykelti Williamson

Il budget era un milione e settecentocinquantamila dolla dolla, pochi se pensate al cast. Otto giorni di prove e dodici di riprese. I giurati si muovono per la stanza per evitare l’effetto teatrale e sul set Friedkin lavorò molto con le loro voci. Usò due macchine da presa a mano e incoraggiò gli operatori a lanciarsi e a decidere da soli le inquadrature per dare al film un sapore documentaristico. Un giorno Friedkin lavorò parecchio con James Gandolfini. Vedeva che tremava.
Quel giorno doveva fare una scena con Jack Lemmon, allora gli chiese: “Qualcosa non va?”. Scattò e disse “Sono nervoso, pensi che stia andando bene?”. “Si” gli rispose Friedkin. “Devo fare una scena con Jack Lemmon, non ci posso credere”. Allora Friedkin gli mise una mano sulla spalla e disse “un giorno la gente dirà lo stesso di te”. “Figuriamoci” concluse il signor Gandolfini.

Due anni dopo l’HBO trasmise la prima puntata de I Soprano, il resto è storia.

DonMax

1 commento

  1. paolodelventosoest / 7 Novembre 2018

    Ellapeppa ma sai che ignoravo del tutto una trasposizione del capolavoro di Lumet?? Grazie per la dritta e bentornato in pista, @donmax 🙂

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