Critica didascalica ma efficace alla società coreana / 21 Febbraio 2022 in Seoul Station
Il lungometraggio d’animazione Seoul Station è il prequel (forse, più ideale che narrativo) del film in live action Train To Busan (2016) diretto dallo stesso regista, Yeon Sang-ho (a parte il luogo, mi pare che l’unico “tangibile” punto di contatto tra i due titoli sia la presenza del senzatetto che, nel film con attori veri, si nasconde sul treno per Busan, in stato di agitazione, e viene trovato a ripetere, da solo: “Sono morti tutti”, come se avesse assistito all’avvento dell’apocalisse zombienella stazione della metropolitana e ne sia sfuggito).
Forse ancora più di Train To Busan, Seoul Station è una didascalica ma efficace critica alla società coreana contemporanea metropolitana, violenta e annichilente.
Il colpo di scena sul (quasi) finale è decisamente azzeccato e amplifica la metafora del film (altro che zombie: i mostri esistono già e camminano tra di noi, indisturbati).
Nota a latere, purparlé: finora, non avevo mai avuto a che fare con prodotti coreani (film, drama) con un turpiloquio così ricorrente come quello presente in questo film. Non ho idea di come la lingua coreana contempli l’uso delle “parolacce”. Quindi, o, in precedenza, i dialoghi (doppiati o sottotitolati) in cui mi sono imbattuta sono stati molto edulcorati, o -al contrario- qui l’adattamento si è concesso molte libertà espressive, magari per avvicinarsi con pretesa di naturalezza al parlato comune.