Prendete i primi tre libri fantasy del Ciclo di Shannara scritti da Terry Brooks, e scoprirete il miglior esempio nel suo genere, dagli anni ’80 ad oggi. Uno sguardo attaccato alla grande tradizione fantasy di Tolkien, ma allo stesso tempo volto al futuro, capace di anticipare fortunatissime (e deboli) serie di genere post-apocalittico.
Di quei libri, del loro spessore, del loro potenziale, in questa scialba serie televisiva non c’è nulla, se non la consapevolezza di riuscire ad esistere e respirare proprio per la forza letteraria e narrativa dei romanzi di orgine. Che, però di fatto, è riuscita solo a dissacrare.
Interpretazioni da cani, messa in scena approssimativa, dialoghi e sviluppi narrativi più forzati che in un gioco di finzione con pupazzetti tra bambini.
E l’apice si racchiude in questa battuta. Contesto: siamo in un futuro post apocalittico, che è un ritorno al passato, più precisamente al Medioevo, come nella prassi del genere fantasy. Medioevo, intendo ripeterlo. I tre protagonisti si trovano in un tunnel sottorraneo (una vecchia via della metropolitana): si dividono per cercare la via che li deve condurre fuori. La battuta: “ci troviamo qui tra 5 minuti”. 5 minuti. Nel medioevo, senza orologi. E lo ripete: “mi raccomando, tra 5 minuti, non farmi preoccupare, non sgarrare nemmeno di qualche secondo”.
Vogliamo continuare a parlarne?
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