Recensione su Taxi Driver

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Quei cinque minuti / 12 Settembre 2013 in Taxi Driver

Finalmente l’ho visto; Taxi Driver era uno di quei “capolavori oggettivi” del cinema che avevo sempre mancato di vedere.
Vengono fuori gli animali più strani, la notte“; le languide note del sax, il vociare, le sirene ed i clacson di una New York insicura e violenta sono lo sfondo in cui si muove l’insonne Travis, un “uomo dalle tante contraddizioni” – come lo dipinge la bionda Betsy – sociopatico, misantropo. Assistiamo all’inabissarsi della sua follia: “Più pensi di sentirti male e più stai male” scrive nel suo fantomatico diario.
Il realismo feroce e disperante della sua preparazione, nella solitudine di un buco di appartamento, trova il culmine nel celebre monologo davanti allo specchio (“Ce l’hai con me?”). Da bravo bastian contrario, reputo di maggiore impatto visivo le due sequenze davanti al televisore; nella prima, immagini azzurrognole passano davanti al suo sguardo assente, coppie miste ballano sulle dolci note di Jackson Browne, nella seconda il suo stivale texano spinge lentamente l’apparecchio mentre trasmettono un dialogo di separazione di una coppia.
“Non c’è mai stata altra scelta per me”, è l’efficace sintesi di una autocondanna sociale, di un ragazzo che spara con la 44 Magnum e allo stesso tempo scrive bigliettini d’auguri per l’anniversario dei genitori.
Il climax finale è una discesa agli inferi, in qualche modo “tradita” dai cinque minuti dell’epilogo del film. Qui Scorsese rabbercia in modo strano e vaporoso. Si è parlato molto di questa scelta ironica, che trasforma lo psicopatico Bickle in un eroe metropolitano; colgo l’ironia, anche se devo ammettere che questa scelta non mi ha convinto.
De Niro è stratosferico, bell’esordio della Foster. Harvey Keitel nei panni del pappone hippy è grandioso.

8 commenti

  1. kallen / 12 Settembre 2013

    Considera però i fotogrammi finali, in cui Travis guarda ansiosamente un qualcosa non meglio identificato tramite lo specchietto retrovisore, ti fa venire il dubbio se sia veramente cambiato o se è tutto è rimasto tale e quale all’inizio del film. Anche se la società gli ha affibbiato l’etichetta di eroe, non è detto che il misantropo si sia redento. Come dice giustamente anche lo sceneggiatore, Schrader, se si congiungessero l’ultimo e il primo frame il film ricomincerebbe da capo senza alcuna discrepanza.

  2. paolodelventosoest / 12 Settembre 2013

    Ho notato l’espressione di Travis allo specchietto, sì. Quello che però mi rimane è la sensazione di un ‘sovraccarico’ nella suspension of disbelief, il salto netto dalla follia alla calma tantrica. Il modo in cui parla ‘sensatamente’ ed ‘educatamente’ a Betsy nel taxi stride parecchio.

    • kallen / 12 Settembre 2013

      Magari puoi vederla come una messinscena di Travis, lui si sforza di essere un cittadino modello, ma in realtà le cose non sono cambiate affatto, doppiamente ironico 😛
      Comunque è un finale che personalmente ho trovato eccellente e molto aperto, del resto c’è anche una plausibile ipotesi che gli ultimi 5 minuti siano frutto dell’immaginazione di Travis, in punto di morte dopo la sparatoria

      • Stefania / 12 Settembre 2013

        Per quanto affascinante, non mi piace propendere per la seconda ipotesi. Scorsese non adotta mai (qui) il registro onirico (per quanto la scena della “mattanza” sia sghemba, asfissiante e stralunata), quindi una sterzata ingiustificata sul finale mi sembra molto forzata: narrativamente, l’assurdità (e l’ironia, appunto) della conclusione si inserisce bene nel contesto.

  3. michidark / 12 Settembre 2013

    Il finale per me è azzeccatissimo: un uomo che per mezzo di una violenza eccessiva, anche più estrema di quella dei “cattivi”, viene santificato a eroe.

  4. paolodelventosoest / 12 Settembre 2013

    Ok, capisco i vostri punti di vista, e li condivido solo in maniera “teorica”. Cioè, quello che dice @michidark è esattamente quello che voleva Scorsese, l’assurdità della santificazione di un folle.
    Però, tornando alla questione del “dislivello” tra finale coerente (la mattanza) ed epilogo d’appendice (i famosi 5 minuti), c’è da considerare pure il fatto che mr. Bickle aveva preso almeno tre pallottole, e si è rimesso troppo in fretta, in tempo per le primarie, e già scagionato da qualsiasi responsabilità penale per tre omicidi. Il principio ci sta pure – succede anche di peggio, in America – ma non può avvenire tutto nell’arco di qualche giorno. Scorsese ha pigiato troppo sull’acceleratore, secondo me. Dice bene @Stefania, è una sterzata molto forzata non in sintonia con il contesto precedente; anche se c’è da dire che un’ altra sequenza precedente – l’omicidio del nero allo shop con l’uscita totalmente impunita di Bickle – ci chiede forse un po’ troppa corda (quel cadavere sparirà? nessuno indagherà? etc)

  5. alex10 / 12 Settembre 2013

    a me è piaciuto tutto il film…
    ogni singolo secondo !!!
    ma è questione di pareri !!!

  6. alex10 / 13 Settembre 2013

    kallen, ma guarda tu, cretino io che pensavo che stesse semplicemente rammaricandosi di non aver sistemato bene lo specchietto prima di ripartire 🙂

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