Recensione su I Origins

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Occhi come sorgenti d’anime. / 3 Gennaio 2015 in I Origins

Riprendendo il famoso aforisma di Albert Einstein, ossia: La scienza senza religione è zoppa. La religione senza scienza è cieca; uno zoppo ( sempre metaforicamente parlando ) incontra una cieca, e tra loro nasce un amore, che varia dalla concupiscenza all’adorazione. Questo trasporto, nato dall’intima intesa di una notte, fra due elementi all’apparenza opposti, ma convergenti, fa da sfondo ad un tema decisamente più complesso, ossia quello della reincarnazione.
Questo assunto, senza scadere in facili spiritualismi, o in pragmatiche osservazioni, riesce a coinvolgere lo spettatore, proiettandolo in una sorta di dibattito silenzioso, dove gli interlocutori sono gli stessi esseri umani, ognuno con una posizione diversa.
Il claudicante realista, ossia lo scienziato che non crede ad un mondo al di là di quello terreno, si scontra con la vaghezza e la vaporosità dell’immateriale, diafana bellezza incarnata da colei che sceglie di non vedere, ma di credere. E in questa allegorica disputa, si insinua il destino, che decide per entrambi.
Successivamente la pellicola cambia registro, soffermandosi più sulla ricerca, che sul risultato, come a voler decontestualizzare entrambi gli ambiti di discussione, non fornendo né prove definitive, né categoriche smentite.

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