Fiacco / 24 Agosto 2016 in Honeymoon
Al suo esordio alla regia e alla sceneggiatura, tale Leigh Janiak si dedica ad una storia piena di rimandi narrativi che attingono a piene mani da molti capitoli emblematici della storia del cinema, dal Cronenberg di Brood a L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel, fino a quel finale che, palesemente, richiama entrambi i Funny Games di Haneke.
Peccato che, sulla strada, la Janiak si perda a lungo, mandando all’aria interessanti premesse narrative e tecniche (apprezzabilissimo l’uso ponderato delle evidentemente scarse risorse economiche a disposizione: bella la fotografia, essenziali e funzionali le scenografie).
Pur inserendo nel racconto un tocco inedito, profondamente romantico, ben sviluppato anche grazie alla giusta presenza fisica dei due attori protagonisti (la scozzese Rose Leslie e l’inglese Harry Treadaway, l’una vista nella serie tv Utopia e l’altro in Penny Dreadful), tanto da rendere la pellicola un inedito thriller-romance, il lavoro di sceneggiatura zoppica nella definizione del conflitto, cioè là dove dovrebbe esprimersi meglio: in parole povere, nulla è davvero ambiguo quanto il plot richiederebbe. Il cambiamento di Bea è incolore, limitato ad una sorta di amnesia selettiva e ad un incostante desiderio sessuale: è chiaro che, nel suo corpo e nella sua mente, sta accadendo qualcosa, ma allo spettatore è negato afferrare il suo tormento, perché Bea (e, di conseguenza, la Leslie) nulla trasmettono in merito. Pur riconoscendo al film un altri spunti interessanti (es. nessuno è un eroe e Paul ha dubbi e si sbaglia come potrebbe capitare a chiunque: dieci e lode, quindi, per aver mantenuto la vicenda nel solco della “normalità”), nel complesso, il lavoro della Janiak annoia e non stupisce mai.
Semplicemente, si attende stancamente la conclusione del film per comprendere la natura dell’alienazione della protagonista.
Complici i pessimi dialoghi che sembrano improvvisati dagli attori (forse, per rendere ulteriormente “credibile” il racconto, vedi sopra), il film manca in molti passaggi di precisa consequenzialità e il gioco dei contrasti prima/dopo, l’insieme degli “indizi” disseminati nella prima parte del racconto per cogliere le differenze in Bea, a ben poco servono per rivitalizzare un film francamente fiacco.
Doppiaggio italiano da dimenticare.
La localizzazione in Italiano è veramente pessima. Sembra che non ci sia direzione.