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Ipnosi felliniana / 15 Aprile 2015 in

Quando hai finito la visione di questo film ti ritrovi a frugare nella valigia dei tuoi migliori aggettivi, ma non trovi nulla di adatto. Trovi ogni parola datata, usata, scialba. Ti accorgi finalmente di come la critica non sia onnipotente e onnicomprensiva; ti rendi conto della nebbia mistica, quel confine che separa ciò che sta da una parte e ciò che sta dall’altra dello schermo, e di quanto sia illusorio pensare di poter setacciare ogni cosa dell’arte, perchè alcune cose sfuggono ai tuoi poveri mezzi. E’ come provare a prendere un’anguilla con le mani bagnate, scivola via guizzante e più viva che mai. Fellini mette in connessione sogno, ricordo e visione, ha quella intuizione vitale, accende quella sacra fiamma a cui guardiamo ipnotizzati in trance. Ci nutre di bellezza eterna il solo catalogo della sua straripante, variegata, originale umanità, che affastella primi piani di visi strani, grotteschi, popolari, circensi. La sola istanza demitizzante arriva forse dall’impianto dialogico, così tremendamente nouvelle vague, babelicamente snob, un lavoro di ordito del fido Flaiano e la sua penna spudorata (ma se questo è il limite, signori miei, di cosa vogliamo parlare noi tastieristi da pausa caffè…) Io gli metto un nove, con irriverenza e senso di colpa; mi resterà come una lorda macchia addosso, segno indelebile della mia ignoranza, ma servirà a costringermi ad una seconda visione.
Visto il mio intontimento post visione, posso solo pensare a ricollezionare le sequenze marchiate nella mia mente; l’abbacinante visione collettiva alle fonti dell’acqua santa, le schermaglie di carnalità tra Mastroianni e la Milo, il ballo sulla spiaggia della selvaggia gigantesca Saraghina, il sogno androcentrico del protagonista servito dalle donne della sua vita, il finale con la consueta atmosfera da luna park di periferia, tra desolazione e luci del varietà.

3 commenti

  1. schizoidman / 16 Aprile 2015

    Secondo me, esiste soltanto una parola per definire questo film: capolavoro. Personalmente mi levo tanto di cappello di fronte al genio di Federico Fellini. “Otto e mezzo” è un film geniale e visionario come pochi altri. E’ stato imitato tante volte, ma nessuno è mai riuscito ad eguagliarlo, per il semplice motivo che è unico.

  2. hartman / 16 Aprile 2015

    grande paolo… sei stato molto onesto e come sempre preciso nel cogliere e definire questa sensazione di inferiorità, di inafferrabilità, che i più sinceri spettatori non possono non avere di fronte a certe opere, di cui si avverte in toto la grandezza senza riuscire ad esprimerne concretamente i motivi… una sorta di (rara) trascendenza cinematografica cui solo in pochi possono ambire… tra di essi, sicuramente, il nostro Fellini

  3. paolodelventosoest / 16 Aprile 2015

    Sì, è purificante e salubre sentire la propria piccolezza. Fellini si immerge in questo film quasi come affondasse il viso nelle gigantesche, morbide tette dei suoi ricordi 😀

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