Recensione su C'era una volta in America

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Sono andato a letto presto… / 13 Ottobre 2016 in C'era una volta in America

Leone definiva il suo capolavoro una “favola per adulti”.
Ma per tanti che hanno avuto la pazienza e l’onore di cimentarsi con questa pellicola (anche più volte in diversi periodi della propria esistenza) C’era una volta in America è molto di più.
È un’epopea che illustra cosa sia la vita.
Nessuno di quelli che lo vedono oggi – si può ormai affermare con ragionevole sicurezza – è stato un gangster dell’età del proibizionismo.
Eppure Leone sembra sfogliare davanti ai nostri occhi l’album dei nostri ricordi. Sembra un nonno paziente che cullandosi sulla sua sedia a dondolo davanti al caminetto ci racconta della nostra gioventù e della nostra maturità.
Certo, si può parlare dei primi piani di Leone o dei suoi memorabili dolly. Ma C’era una volta in America sembra fuggire da un mero discorso stilistico, essendo prima di tutto contenuto, contenuto allo stato puro.
È un film totalizzante e totalitario nella sua capacità di stravolgere lo spettatore in ogni suo senso (la perfetta fotografia di Delli Colli, la musica indimenticabile di Morricone).
È ricordo ed emozione, con vette che in pochi altri casi il cinema ha saputo raggiungere.
È un film nostalgicamente proustiano.
È ottocentesco descrivendo il Novecento.
Il merito è sicuramente di Leone, ma anche di uno straordinario cast tra cui emergono il solito, strepitoso De Niro e il poco acclamato James Woods, che pure restituisce una performance eccezionale.
Eppure, in quelle scene ambientate nei primi anni Venti dell’infanzia di Noodles e compagni c’è tutto il segreto di un Maestro come Leone, che pure senza i divi hollywoodiani regala scene di assoluto coinvolgimento emotivo.
Bistrattato prima dai produttori (che per il mercato americano lo tagliarono consistentemente, montando peraltro le scene in ordine cronologico anziché nel fondamentale e disordinato incastro di flashback e flashforward), poi dall’Academy (neanche una nomination agli Oscar, forse il caso più clamoroso della storia del cinema), infine da alcuni critici, che hanno individuato in questa pellicola uno di quei casi in cui auto-compiacersi andando controcorrente, giustificando così la loro esistenza.
Ciò che conta è che C’era una volta in America è lì, nell’olimpo delle preferenze dei cinefili e degli appassionati di cinema in generale, con un valore che addirittura cresce con il passare del tempo.
Perché solo il tempo può giudicare, assegnando il merito dell’immortalità o infliggendo il castigo dell’oblio.
E questo Noodles lo sa bene.

1 commento

  1. Stefano Rossi / 23 Febbraio 2019

    Leone alla ricerca del tempo perduto. Come Proust. Come tutti noi. Un film di altissima ispirazione, accompagnato dalla piu’ straordinaria colonna sonora della storia del cinema. Immortale.

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