Joel

  • Joel ha commentato l'articolo Senza titolo 3 anni, 6 mesi fa

    Grazie mille

  • Il profilo di Joel è stato aggiornato 3 anni, 7 mesi fa

  • Joel ha cambiato la foto del profilo 3 anni, 7 mesi fa

  • Tutto vero quello che dici, ma se togli l’aspetto umano (e non parlo solo dell’importanza degli affetti, ma della motivazione all’azione che ha profonde basi psicologiche che Tenet ci nega) è come se mancassero le fondazioni del palazzo. Inception lo porto in memoria (così come Shutter Island, per parlare di un film per certi versi simile) p…[Leggi tutto]

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 3 anni, 7 mesi fa

    C’ho messo un po’ a capire quale fosse il problema di “Tenet” e perché (nonostante l’amore incondizionato che nutro per Nolan su cui di certo si sarebbero riversati i miei bias nel giudicarlo) il film, in fin dei […]

    • Capisco e condivido la critica.
      Anche in Interstellar è una componente molto forte (rapporto Murphy-Cooper , rapporto Brand padre e Brand filia , rapporto tra Brand e Edmunds)
      Qui in Tenet è innegabile che risalti molto meno , ma d’altra parte se Nolan vuole continuare a sorprendere e innovare, doveva concentrarsi sull’aspetto di “come ti modello e stravolgo il tempo adesso? dopo che l’ho fatto già 2 volte? “(non includo Memento…è più un gioco di montaggio che di distorsione temporale)
      E ha messo in secondo piano l’aspetto umano : il Protagonista stesso (P maiuscola…) già per il fatto che non ha nome e cognome , da un senso di freddezza e solitudine, al contrario di Cobb e Cooper.
      E sul fatto che Inception ha lasciato il segno…beh, è stato il primo:ovvio che ha lasciato il segno. Anche Interstellar in certe scene sapeva un pò di dejavu , è per forza cosi, pur essendo un capolavoro strepitoso come il predecessore.
      Tenet – per forza di cose – non poteva sorprendere più di tanto: tutti sapevamo bene o male COSA avremmo visto(giochi e distorsioni temporali) , era il COME (inversione del tempo) che aveva il compito di soprenderci.

      • Joel ha risposto 3 anni, 7 mesi fa

        Tutto vero quello che dici, ma se togli l’aspetto umano (e non parlo solo dell’importanza degli affetti, ma della motivazione all’azione che ha profonde basi psicologiche che Tenet ci nega) è come se mancassero le fondazioni del palazzo. Inception lo porto in memoria (così come Shutter Island, per parlare di un film per certi versi simile) perché mi racconta una realtà psicologica che si traduce in una percezione distorta e unica, e in un certo senso costituisce una possibile realtà, nonostante tutti gli artifici. Tenet, oltre a non legarti empaticamente con nessuno dei personaggi, Ti nega la possibilità di riflessione post-visione denunciandosi in un certo senso come mero gioco di prestigio.

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 4 anni fa

    Bello il modo, pacato ma intrigante, grigio, rilassato in superficie, teso nel sottostrato, di rendere la narrazione. Mi pare però di poter dire che il film fallisce in uno dei suoi aspetti fondamentali: rendere […]

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 4 anni, 3 mesi fa

    Certe cose sono difficili da esprimere attraverso una sceneggiatura, attraverso delle immagini. Certe sottigliezze, certe cose invisibili come volontà che cambiano e che sin fanno trasportare dagli eventi, amori […]

  • Che ci sia un “perché” dei suoi finali positivi non lo metto in dubbio (in realtà non è sempre così nemmeno nei suoi film più recenti, ricordo finali più o meno agrodolci in La ruota delle meraviglie, Café Society, Blue Jasmine, Irrational Man e Match Point), ma critico proprio questa scelta. Volendo, potrei criticare anche l’associazione “lieto…[Leggi tutto]

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 4 anni, 3 mesi fa

    L’ho apprezzato come si apprezza una favola raccontata sullo scendere della notte. Si, forse è povero di contenuti, ma le favole sono così, si concentrano su pochi temi astratti per esasperarli e pulirli dal c […]

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 4 anni, 4 mesi fa

    Wow. Amo queste messe in scena alla Cluedo sia nella forma che nei contenuti. Il rischio è sempre quello di una sceneggiatura debole, ma qui Johnson si è superato: non solo mette in piedi una corale partita a s […]

  • Si, sono d’accordo, e aspetto con te 😉

  • Condivido con te, come ho scritto, la critica sul finale. Condivido anche la questione sulla comfort zone, ma al contrario di te ne do un’accezione positiva, data anche l’età del regista. è come se ormai ciò che di innovativo poteva dare al cinema l’avesse già dato, e ora si dedicasse a “dipingere” quadri molto più umili. Solo che questa “ras…[Leggi tutto]

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 4 anni, 4 mesi fa

    Io continuo a dirlo: l’Allen degli ultimi anni mi piace di più dell’Allen del passato. Sarà che il suo isterismo patologico degli anni d’oro, con il quale con tanta sapienza è sempre riuscito a disegnare pa […]

    • A proposito del finale, secondo me è uno dei passi falsi maggiori di questo film che, pure, ho trovato gradevole. Il mood generale è romantico, ma, come dici anche tu, l’amaro della scena della carrozza, sarebbe stato un epilogo ideale. è proprio questo che rimprovero a questo Allen: la ricerca della comfort zone. In questo film, Allen non ha osato niente, non ha provato a “inventare” niente, a partire dal plot.

      • Joel ha risposto 4 anni, 4 mesi fa

        Condivido con te, come ho scritto, la critica sul finale. Condivido anche la questione sulla comfort zone, ma al contrario di te ne do un’accezione positiva, data anche l’età del regista. è come se ormai ciò che di innovativo poteva dare al cinema l’avesse già dato, e ora si dedicasse a “dipingere” quadri molto più umili. Solo che questa “rassegnazione alla comfort zone” la trovo ricca di una tranquillità che gli permette di creare parabole umane tangibili e delicate (oltre alle varie dediche d’amore a città e stili musicali), cosa che nei “vecchi film” non faceva, ossessionato com’era dalle idiosincrasie e le psicopatologie della vita quotidiana newyorkese.

        • Ho notato anch’io che Allen è più “tranquillo” e, in realtà, non mi dispiace. Cioè, l’ora e mezza passata al cinema è stata piacevole, mi sono divertita, è quello di cui ho bisogno quando entro in sala 🙂 Ma mi aspetto sempre un Basta che funzioni (perché, in effetti, ho bisogno anche di “quel” cinismo alleniano) o di un Irrational Man (cioè, di un Allen che, pur pasticciando un po’, sappia anche spiazzarmi). Aspetto il prossimo 😉

    • Condivido il disappunto già snocciolato da voi per quanto riguarda il finale. Questo piccolo grande sbaglio di sceneggiatura mi ha fatto ricordare quanto ho amato il precedente [i]Wonder Wheel[/i] (film che si meriterebbe un riscatto bello e buono) e il suo finale con quella Kate Winslet crucciata e afflitta, con lo sguardo basso e una leggera brezza che le scompiglia i capelli. Ma non importa, un film di Allen con New York come protagonsita è sempre un dono inestimabile. Woody, ti amo per sempre.

    • Joel ha risposto 4 anni, 3 mesi fa

      Che ci sia un “perché” dei suoi finali positivi non lo metto in dubbio (in realtà non è sempre così nemmeno nei suoi film più recenti, ricordo finali più o meno agrodolci in La ruota delle meraviglie, Café Society, Blue Jasmine, Irrational Man e Match Point), ma critico proprio questa scelta. Volendo, potrei criticare anche l’associazione “lieto fine – perfezione”.

    • @tylerdurder: infatti, personalmente, mi aspetto sempre di vedere ancora “qualcosa” come quei due film e… ciccia 🙂 (anche se Irrational Man, in qualche modo, ci si avvicina)

  • Joel ha cambiato la foto del profilo 4 anni, 4 mesi fa

  • Capisco il tuo punto di vista, e tendenzialmente quando qualcuno è contento di un film e io non lo sono mi sento principalmente in difetto, non in ragione. Penso che sia giusto così. Ma per quanto riguarda la sperimentalità si, ti eri spiegata, e al riguardo ho precisato che un dato tecnico come il ringiovanimento facciale è un dettaglio, non pos…[Leggi tutto]

  • Ciao Alicia! Sinceramente non sono affatto d’accordo con te. Il ringiovanimento dei volti non è affatto cosa sperimentale oramai, e comunque è forse un dettaglio, non certo una cifra stilistica o riflessiva. È mezzo e non fine, senza tralasciare che, seppur fosse stato il primo film a fare una cosa del genere (ed invece è l’ennesimo) non avrebbe…[Leggi tutto]

  • Ciao Alicia! Sinceramente non sono affatto d’accordo con te. Il ringiovanimento dei volti non è affatto cosa sperimentale oramai, e comunque è forse un dettaglio, non certo una cifra stilistica o riflessiva. È mezzo e non fine, senza tralasciare che, seppur fosse stato il primo film a fare una cosa del genere (ed invece è l’ennesimo) non avr…[Leggi tutto]

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 4 anni, 4 mesi fa

    Al contrario del film di Scorsese sarò breve: un film che non aggiunge nulla di nuovo alla filmografia del regista, e non eguaglia i film del passato. Per chi ha già visto “Quei bravi ragazzi” consiglio di g […]

    • La scelta di ringiovanire i protagonisti è estremamente sperimentale, stiamo parlando di un regista che usa pochissimo il Green screen e che si affida a scenografie artigianali per la maggior parte dei suoi film, questa critica la vedo proprio sterile. Ho visto che dal punto di vista estetico questo non è stato molto gradito dal pubblico, però non molti si sono soffermati sulla ruga dal punto di vista concettuale. Il tema centrale è la vecchiaia, anche da giovani I protagonisti sono destinati a diventare vecchi, le rughe sono inevitabili e già segnate,non hanno ricostruito i giovani de Niro e Joe pesci, ma proprio altre persone. L’ho trovata una scelta estremamente incisiva e coraggiosa.

      • Joel ha risposto 4 anni, 4 mesi fa

        Ciao Alicia! Sinceramente non sono affatto d’accordo con te. Il ringiovanimento dei volti non è affatto cosa sperimentale oramai, e comunque è forse un dettaglio, non certo una cifra stilistica o riflessiva. È mezzo e non fine, senza tralasciare che, seppur fosse stato il primo film a fare una cosa del genere (ed invece è l’ennesimo) non avrebbe spostato di una virgola la qualità del prodotto. Poi dici che parliamo di un regista (Scorsese) che usa pochissimo il green screen. Scusa ma questo è un altro dettaglio che peraltro, dopo Hugo Cabret, è venuto totalmente meno, e non avrebbe niente di avanguardistico. Ancora una volta non sposterebbe il giudizio. E comunque, ripeto, da dopo Hugo Cabret non si può dire che Scorsese usi poco il green screen: oramai quel passo l’ha fatto e direi in maniera eccellente (sto parlando sempre di Hugo Cabret). Infine non penso che il tema centrale sia la vecchiaia (che è il tema finale, la chiosa), ma che sia, al solito, la vita gangster italoamericana, Little Italy e le dinamiche di certa mafia. E, come detto, sono cose che, dal punto di vista qui adottato, sono già state ampiamente e meglio raccontate sia già dal regista che da altri.

    • Joel ha risposto 4 anni, 4 mesi fa

      Ciao Alicia! Sinceramente non sono affatto d’accordo con te. Il ringiovanimento dei volti non è affatto cosa sperimentale oramai, e comunque è forse un dettaglio, non certo una cifra stilistica o riflessiva. È mezzo e non fine, senza tralasciare che, seppur fosse stato il primo film a fare una cosa del genere (ed invece è l’ennesimo) non avrebbe spostato di una virgola la qualità del prodotto. Poi dici che parliamo di un regista (Scorsese) che usa pochissimo il green screen. Scusa ma questo è un altro dettaglio che peraltro, dopo Hugo Cabret, è venuto totalmente meno, e non avrebbe niente di avanguardistico. Ancora una volta non sposterebbe il giudizio. E comunque, ripeto, da dopo Hugo Cabret non si può dire che Scorsese usi poco il green screen: oramai quel passo l’ha fatto e direi in maniera eccellente (sto parlando sempre di Hugo Cabret). Infine non penso che il tema centrale sia la vecchiaia (che è il tema finale, la chiosa), ma che sia, al solito, la vita gangster italoamericana, Little Italy e le dinamiche di certa mafia. E, come detto, sono cose che, dal punto di vista qui adottato, sono già state ampiamente e meglio raccontate sia già dal regista che da altri.

      • Forse mi sono spiegata male, intendevo sperimentale nella poetica di Scorsese. La cifra sperimentale, specialmente in ambito tecnologico, non è uno dei cavalli di battaglia di Scorsese (a me viene più in mente uno Spielberg o un Cameron in questo senso). Ma quando un regista inserisce nella sua poetica un elemento mai utilizzato prima, dimostra comunque grande iniziativa, come aveva fatto in precedenza introducendo il green screen in Hugo Cabret, suppongo per poter dare un’immagine più fiabesca alla poetica del film.
        Non si è limitato a ripetere il tema della mafia, ma vi ha aggiunto qualcosa di nuovo. Oltretutto the departed non era un film che parlava di mafia in senso stretto, perlomeno non mafia italiana con quegli schemi e modi di pensare, non lo prenderei ad esempio.
        Mean Streets e Quei Bravi ragazzi in questo senso sono più rappresentativi, ma la mafia in entrambi era uno strumento, nel primo caso per rappresentare la scollatura tra rapporti umani e spirituali e gli obblighi nei confronti del proprio ambiente, nel secondo caso per far capire il modo di pensare di una mente mafiosa e ciò che lo spinge a essere un criminale, ovvero una vita di rispetti e privilegi.
        Qui la mafia secondo me viene utilizzata per parlare della vecchiaia, ma ovviamente è un’opinione personale. Quel che è oggettivo è il risultato di una stratificazione di temi, non può essere ridotto all’ennesimo film sulla mafia non necessario, sarebbe banalizzare

    • Forse mi sono spiegata male, intendevo sperimentale nella poetica di Scorsese. La cifra sperimentale, specialmente in ambito tecnologico, non è uno dei cavalli di battaglia di Scorsese (a me viene più in mente uno Spielberg o un Cameron in questo senso). Ma quando un regista inserisce nella sua poetica un elemento mai utilizzato prima, dimostra comunque grande iniziativa, come aveva fatto in precedenza introducendo il green screen in Hugo Cabret, suppongo per poter dare un’immagine più fiabesca alla poetica del film.
      Non si è limitato a ripetere il tema della mafia, ma vi ha aggiunto qualcosa di nuovo. Oltretutto the departed non era un film che parlava di mafia in senso stretto, perlomeno non mafia italiana con quegli schemi e modi di pensare, non lo prenderei ad esempio.
      Mean Streets e Quei Bravi ragazzi in questo senso sono più rappresentativi, ma la mafia in entrambi era uno strumento, nel primo caso per rappresentare la scollatura tra rapporti umani e spirituali e gli obblighi nei confronti del proprio ambiente, nel secondo caso per far capire il modo di pensare di una mente mafiosa e ciò che lo spinge a essere un criminale, ovvero una vita di rispetti e privilegi.
      Qui la mafia secondo me viene utilizzata per parlare della vecchiaia, ma ovviamente è un’opinione personale. Quel che è oggettivo è il risultato di una stratificazione di temi, non può essere ridotto all’ennesimo film sulla mafia non necessario, sarebbe banalizzare

      • Joel ha risposto 4 anni, 4 mesi fa

        Capisco il tuo punto di vista, e tendenzialmente quando qualcuno è contento di un film e io non lo sono mi sento principalmente in difetto, non in ragione. Penso che sia giusto così. Ma per quanto riguarda la sperimentalità si, ti eri spiegata, e al riguardo ho precisato che un dato tecnico come il ringiovanimento facciale è un dettaglio, non possiamo parlare di poetica (che al limite è definibile come un insieme esteso di dettagli). Ho aggiunto poi, allargando il discorso, che nel panorama cinematografico non è certo cosa avanguardistica. La chiamata in causa di The Departed era funzionale alla considerazione dello spostamento tra questo ed i precedenti come appunto Quei Bravi Ragazzi e Mean Streets in termini di stile, narrazione, ritmo, e in questo senso The Irishman non mi è sembrato uno sviluppo o uno spostamento, ma un ritorno a vecchi temi aderendovi e quasi ricalcandoli, con poco o niente di nuovo che risulti interessante. Infine io invece credo che sia il tema della vecchiaia ad essere utilizzato per parlare di mafia, in primis perchè Scorsese ha molto più caro quest’ultimo tema rispetto al primo, e infine perché appare chiaro dal minutaggio dedicato ad ognuno di questi due temi. Però vorrei ripetere che, dato che sono io quello ad averci “visto di meno”, è giusto che mi consideri in difetto e mi dispiaccia un po’ anche di non aver goduto di ciò di cui hai goduto tu. Magari dedicherò (non a breve) una seconda visione al film. E penso sia una prassi d’obbligo quando si parla di grandi registi o di estesi consensi.

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 4 anni, 7 mesi fa

    L’inizio non è male, parte leggero, disteso, innocuo.
    Il centro film è una discesa in negativo: il solito cliché della ragazza che tradisce il ragazzo e lui le distrugge i quadri che lei aveva dipinto per lu […]

  • Joel ha scritto un nuovo articolo 4 anni, 9 mesi fa

    Rifare un classico non è mai facile. Bisogna saper mantenere il nocciolo duro del precedente film, ovvero ciò che l’ha reso un classico, ma allo stesso tempo capire ciò che funzionò nel 1992 e che non fun […]

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